Malatineeeeeeeeeeeeeeeeee.... C'è qualcuno???
Beh io oggi vi regalo questo!!!!
Buona Lettura!!!!
Vi lascio alla lettura!!!!
Beh io oggi vi regalo questo!!!!
Buona Lettura!!!!
Vi lascio alla lettura!!!!
Eravamo in aereo da pochi minuti e gli occhi di Bella erano già fissi all'orizzonte. Aveva passato la notte girando per la camera, facendosi più e più domande sull'aspetto della creatura che saremmo andati a trovare.
Eravamo partiti alle 5.00 del mattino; mia madre ci aveva fatto trovare un buon caffè nero ed Alice aveva impacchettato una serie di giocattoli.
Avevamo dovuto coinvolgerli in questa cosa, perché l'avvocato ci aveva consigliato di far parlare anche loro con gli assistenti sociali ed i servizi. Così, la mia caotica ma amorevole famiglia, aveva accolto la nostra richiesta nel modo più caloroso possibile. Un po’ più brontolone fu il padre di Bella, ma secondo mio padre, la sua reazione era solo un altro segno di chiusura nei confronti degli affetti più cari, ma durante gli interrogatori e gli incontri era stato comunque impeccabile, ricevendo abbracci e lusinghe dalla figlia.
-Edward… Mi vorrà bene?-
-Piccola, che razza di domande fai?-
-Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda… Sai, futuro paparino!!!-
-Ti amerà Bella e io ne sarò follemente geloso-

Si voltò verso il finestrino sorridendo sotto i baffi. Il viaggio fu breve, la calda Los Angeles si aprì a noi in tutto il suo splendore come mettemmo piede fuori dall'aeroporto.
Chiamai un taxi e ci dirigemmo in Hotel. Avevamo appuntamento con l'avvocato e l'assistente sociale per pranzo, proprio dove alloggiavamo.
Una volta in camera proposi a Bella di riposare una mezz'oretta ma lei fu categorica, si rinfrescò e volle scendere subito nella hall aspettando i suoi "carnefici".
Le sue labbra erano continuamente tormentate tanto che mi avvicinai a lei e le presi tra le mie. La baciai, la vezzeggiai. Doveva calmarsi.
-Piccola, sono qua io con te e le tue labbra meritano di essere baciate non torturate, ok?-
Mi fissò aggrottando la fronte.
-Sto parlando al vento oggi, vero Bella?-
-Andiamo Edward, non resisto più-
-Certo piccola, scendiamo-
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Il pranzo fu alquanto rapido, Bella impaziente mangiava ingozzandosi, mentre l'assistente ci parlava dell'incontro.
-Sarà una cosa naturale per i bambini vedervi in giro per l'orfanotrofio, e dovrà essere così anche per voi. Vi faranno vedere la struttura, vi parlerà il direttore il quale vi presenterà la scheda del bambino scelto e poi ve lo presenterà-
Bella mi prese la mano, mi guardò con una dolcezza infinita.
-Si svolgerà tutto in modo alquanto rapido, è importante il primo impatto col bambino, lasciatevi guidare dall'istinto e sarà fatta-
-Vedi amore, sarà tutto semplice e tra poco lo vedrai-
Pagai il pranzo, chiesi al concierge di chiamarmi un taxi e tornai dalla mia impaziente moglie. Occuparmi della sua ansia era un buon ansiolitico anche per me.
Il viaggio sino all'orfanotrofio fu breve; quando scendemmo ci trovammo davanti ad un stabile stile fine 1800, un immenso palazzo a mattoni.
Sembrava un vecchio castello, con mille finestre, nella mia mente era un luogo austero e pieno di regole, ma la mia idea venne smentita da subito. Entrando trovammo un gruppetto di bambine che sedute in cerchio a terra giocava pettinando le bambole. Poco più in là c'erano un paio di ragazzetti che giocavano a palla, urlando e gioendo per i goal fatti all'avversario.
Bella osservava quei bambini uno ad uno. Li guardava intensamente, ma nessuno di loro la degnava di uno sguardo.
-Vede Sig.ra Masen, come le dicevo a tavola, sono abituati a vedere futuri genitori adottivi passare per questi corridoi, ma questo non la deve allarmare. Ora proseguiamo verso l'ufficio del direttore-
Bella si strinse più a me mentre proseguivamo verso l'ufficio.
-L'orfanotrofio- proseguì l'assistente -è provvisto di ogni tipo di intrattenimento, dal gioco didattico ai computer, fino alle sale di lettura e pittura. Nel giardino dietro allo stabile sono state costruite pochi anni fa ogni tipo di gioco/attrezzo da poter fare all'aperto. Dalla semplice altalena, fino al quadro di corde. In questo centro viene chiamato regolarmente un dietologo che segue minuziosamente l'alimentazione dei bambini. Vengono fatte visite mediche con periodicità mensile. Ecco ci siamo, questo è l'ufficio del Direttore, la Signora Lisa Sheede-
Bussò a quella massiccia porta in legno.
-Avanti…-
Ci trovammo di fronte ad una giovane donna vestita in jeans e maglietta, una brunetta dal sorriso solare.
-Buongiorno i Signori Masen?-
Ci venne incontro con la mano tesa, Bella le andò incontro stringendola. E finalmente la vidi accennare un sorriso.
-Salve sono Isabella Masen e lui è mio marito, il Dr. Masen-
Avanzai anche io a salutarla.
-Signori, vi prego accomodatevi. Ho un paio di cose da mostrarvi prima di arrivare nella sala degli incontri-
Ci accomodammo vicini con l'avvocato e l'assistente ai lati opposti.
-Bene, signori, due parole sole, 1500 letti, 1500 bambini che cercano casa. Voi sapreste scegliere? In tutta onestà non credo, ma ciò che conta è il primo impatto che i bambini ricevono da voi. Io vi chiedo, e so che questa domanda vi sarà stata fatta mille volte, ma è di rito e ve la devo fare…-
Bella si girò guardandomi ansiosa. Le strizzai l'occhio, presi la sua mano nella mia e ci voltammo di nuovo verso la direttrice.
-… Siete sicuri e coscienti della scelta che state per fare? La creatura che state per incontrare è un cucciolo d'uomo che ha subito l'abbandono e non si merita altre menzogne. Per cui, signori Masen, vi rinnovo la domanda. Siete pronti per adottare un bambino?-
Strinsi la mano a Bella che rispose per entrambi.
-Siamo ansiosi di conoscere nostro figlio-
-Bene signori, ultima cosa e poi procederemo alla conoscenza. Allora, oggi ci sarà il vostro primo incontro, ve ne sarà un altro solamente, dopodiché potrete portare a casa vostra figlia. Ci sarà un periodo, chiamiamolo di prova, che durerà sei mesi, dove noi verremmo aggiornati tramite l'assistente sugli sviluppi del vostro rapporto; al termine di tale periodo, se tutto sarà come io credo, diverrà definitiva l'adozione. La piccola si chiama Rose, ha tre anni, parla abbastanza bene ed è un tipo tosto, arguta e un'attenta osservatrice. Di sana costituzione, anche se quando è arrivata qua da noi era denutrita. Ora sta bene, ma voglio mostrarvela-
Bella sospirava e stringeva la mia mano.
-Siete pronti?-
-Si-
Bella era già in piedi.
-Bene, seguitemi-
La sala degli incontri sembrava un normale salotto di casa. Addobbato affinché i bambini potessero giocare durante l'incontro con i futuri genitori.
Ci fecero accomodare su di un divano a tre posti mentre l'avvocato e l'assistente vennero fatti allontanare.
Sentii aprire la porta e mano nella mano alla direttrice c'era un piccolo batuffolo rosa dai capelli neri. Occhi grandi e profondi color nocciola.
-Signori Masen questa è la piccola Rose-
Bella era già in piedi pronta ad abbracciarla.
-Ciao Rose, io sono Bella e lui è Edward-
La piccola si infilò un ditino in bocca e a piccoli passi si avvicinò a Bella.
Bella si accovacciò sui talloni per essere all'altezza di Rose.
-Come sei bella Rose-
La piccola sorrise e indicando mia moglie le disse:
-Come te…-
Bella si emozionò tanto da lasciar andare una lacrima, che la piccola corse a raccogliere.
-Lo sai Bella non si piange, pelchè vengono gli occhi blutti-
E ridemmo di questa sua dolce battuta.
Mi avvicinai anche io, mi sistemai a terra sulle ginocchia e allungai la mia mano per accarezzarle la guancia. Istintivamente la piccola prese la mia mano e cominciò a giocare volendo fare un piccolo girotondo improvvisato. Bella rise e si unì a noi.

Giocammo un po’, la piccola ci fece vedere i suoi disegni, le sue due bambole dalle quali non si staccava mai.
-Vi lasciamo un po’ soli, rimarrà solo l'assistente- ci informò la direttrice.
Quando fummo solo noi quattro la piccola ci guardò in modo interrogativo, ma Bella le parlò in modo straordinariamente dolce e materno.
-Sai Rose, semmai noi dovessimo piacerti vorremmo tornare a trovarti per poterti portare a casa con noi, diventando così la tua mamma e il tuo papà. Che ne dici?-
La bimba guardò Bella in modo attonito, ma ci stupì subito.
-Dovete essele anche mamma e papà delle mie bambole, ce la fate?-
Sorrisi a questa sua richiesta ma poi una gomitata di Bella mi fece capire la serietà con cui aveva imposto la domanda Rose.
-Certo Rose, ogni tuo gioco seguirà te e noi nella tua casa nuova, e ce la faremo ad essere genitori delle tue bambole-
-Bene, pelchè sennò io non vengo!-
Aveva un broncietto delizioso. Mi avvicinai a lei.
-Scusa Rose non avevo pensato alle tue bambole, ma quando saremo a casa costruiremo loro una casetta speciale, che ne dici?-
-Con tutte le paleti losa?-
-Del colore che vuoi, principessa-
-Mi piace essele una plincipessa-
Bella emozionata calcò l'entusiasmo della bambina.
-Ed essere la nostra principessa?-
-Si… come Lapunzel che tolna a casa…-
-Si come Rapunzel, piccola-
E Bella si allungò per abbracciarla, ma la piccola Rose aprì le braccia per abbracciare entrambi.
Passammo tutto il pomeriggio con lei, ed il pensiero di lasciare ancora li quella creatura mi spezzava il cuore e vedevo il terrore negli occhi di Bella.
-Rose- intervenne la direttrice - Ora i signori devono tornare a casa ma torneranno a prenderti. Molto presto-
Quel "molto presto" turbava tutti.
-In termini di tempo? Quanto dura questo "molto presto"?-
Chiese la mia Bella.
-Dobbiamo far stilare il rapporto all'assistente e attendere che il giudice minorile la consideri valida per autorizzare l'adozione. Una settimana forse due-
-Troppo- bisbiglio mia moglie.
-Tloppo!!- disse Rose.
-Rose ma tu sai quanto dura una settimana?-
Intervenne la direttrice divertita.
-Tloppo lo ha detto la mia nuova mamma!!-
Bella abbracciò la piccola e la strinse a se.
-Rose ti prometto che come la direttrice ci chiamerà verremo a prenderti. E starai per sempre con noi-
Con una manina si sistemò la frangetta spostandola da davanti gli occhi.
-Pel semple. Ecco.-
Poi posò la manina sulla guancia di Bella e fissando la sua nuova mamma le sorrise.
-Se la notte ti manco tu tieni la mia bambola, così non ti manco. Mi plometti che non piangi?-
-Certo mia piccola Rose, e tu non piangerai vero? Verrò molto presto a prenderti, così potremmo giocare sempre insieme-
Si abbracciarono e mi avvicinai a loro.
-Posso stringere un po’ anche io la mia principessa?-
Si buttò al mio collo e mi bisbigliò all'orecchio.
-Badala tu che pel me la mamma piange!!-
-Certo piccola-
Salutarsi fu difficile, ma ben preso, la piccola Rose, avrebbe allietato casa nostra.
Rose venne portata via per prima, con la scusa della cena. Noi dopo di lei uscimmo, lasciando quel vecchio stabile col cuore diviso a metà. Colmo di gioia per aver conosciuto, abbracciato e coccolato nostra figlia, ma anche vuoto per il tempo che ancora ci teneva separati.
Bella crollò in taxi, era sfinita.
-Dr. Masen, la lontananza dalla bambina non sarà facile, vorrei che vi affidaste a me per qualsiasi dubbio. Sua moglie sembra al quanto provata da tutto questo e dalla sua cartella clinica non vorrei che lo stress acuminasse vecchi sintomi-
-Grazie avvocato, mia moglie segue tutt'ora regolari sedute con un mio collega, posso intensificare il numero delle sedute se lo crede opportuno-
-Molto bene, anzi credo che farà bene a tutti-
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La notte in albergo fu lunga, molto. Bella non dormiva, pensava alla piccola e cominciavo a sentirne la nostalgia.
-Hai visto che occhi?-
-E le sue manine?
-E com'è intelligente…-
-Si Bella, nostra figlia è stupenda. E presto sarà con noi, ora vieni qui a letto con me…-


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