sabato, ottobre 22

Capitolo 25 - Aperture



Bella POV
Ero con lui.
Lui che mi aveva detto cose non vere.
Lui che con un’ ammissione per iscritto si aspettava che io cedessi.
Ma la resa dei conti è arrivata. Per quanto io potessi amarlo mi doveva qualcosa. Qualcosa che mi stringa ancora più a lui.
Entrammo in acqua.  Abbracciati, immersi nel calore di quelle acque dense. Io e lui.
<Quale versione è quella vera Edward?>
Mi bloccai mentre lui avanzava. Le braccia tese nel nostro incrocio di mani. Il suo volto come in un rallenty si girò verso di me. Negli occhi il panico.
<Ad ognuno la sua vittoria o la parte dell’amica seriamente preoccupata?>
Silenzio. Gelo. Immerso in acqua a 37° ma raggelato dalle mie parole.
<Tu pensavi che non ricordassi? No dimmelo perché io non riesco a capirlo o a darti un’altra giustificazione.>
Gli occhi suoi bassi.
Colpa.
Ammissione.
<La lettera. Solo li c’è la verità. Non volevo tu mi cacciassi allora. Non volevo tu chiamassi Angela e che lei ti riportasse alla realtà. Non volevo che ti allontanassi da me.>
<Non mentirmi. Edward. Questa è l’unica cosa pura che ho. Non farlo mai più amore mio.>
Nei suoi occhi un baleno.
I suoi occhi di nuovo nei miei.
<Eri tu che avevi paura… Eri tu che non volevi lasciarmi… Ma sai che c’è Edward? Che anche senza saperlo ero già irrimediabilmente innamorata e legata a te…>
Un sospiro, due… il mio e poi il suo. Il mio di sfogo e il suo di resa.
<Ora tu puoi dire o fare qualsiasi cosa Edward. L’amore che io provo non cambierà. Ma tu. La tua bugia…>
A piccoli passi mi mossi verso di lui…
<La tua stupida bugia…>
Più mi avvicinavo e più abbassavo il tono della voce.
<Quella ignobile e stupida bugia…>
Naso contro naso.
Occhi negli occhi.
<Fammela dimenticare…>
Bocca a bocca.
<Cancellala dalla mia memoria come solo tu sai fare…>
Ormai solo un sussurro.
I nostri corpi avvinghiati. Le mie mani incrociate alle sue a sfiorare l’acqua.
<Bella io…>
<Shhh… Lei parla troppo Dr. Masen…>

E lo guidai al di sotto della cascata, un angolo deserto in quel momento, fino a che non sentii le sue mani staccarsi e prendermi per la vita. In un attimo diventò una furia. Mi condusse con due falcate  in quello spazio intimo che sarebbe poi divenuta la nostra alcova.
La sua spalla a contatto con la mia schiena. La sua bocca vicina al mio orecchio.
<Non te ne pentirai…>
Un soffio.
Un incendio.
Un vortice.
La mia schiena appoggiata alla parete rocciosa. Le sue mani lungo il mio corpo, tutto il mio corpo.
<Scusami. Dimmi che non ti ho persa.>
<Fammi urlare il tuo nome Edward… Fammi godere del mio amore…>
E così fu…
Baci languidi a cancellare parole non corrette, sospiri inebrianti a cancellare ogni inganno, e mani, grandi mani sul mio corpo a ricercare il contatto. Un contatto ardente. Un contatto impetuoso. Quelle mani ferme sulle mie cosce, mentre le mie  legavano il suo viso al mio in un bacio senza respiro.  La mia gamba improvvisamente si agganciò al suo fianco, mentre la sua mano l’accarezzava languida. La mia testa era già persa in chissà quali voli pindarici quando con le dita si avvicinò alla mia intimità riportandomi alla realtà della situazione. Io e l’amore della mia vita nascosti dalla cascata d’acqua trasparente a fonderci l’uno nell’altra senza importanza alcuna di trovarci all’aperto. Le sue dita osando un po’ di più si intrufolarono tra il mio bikini e il mio clitoride, regalandomi uno spasmo di godimento assoluto. La sua reazione fu ancora più sconvolgente. Al mio sospiro fece seguire un ringhio, cupo, carico di voglia, penetrante. Così tanto da farmi esplodere in uno stadio di eccitazione assoluta.
Fu un attimo. 
<Entra…>
L’unica parola che mi venne in mente.
E lo fece.
Abbassandosi il costume e sostituendo le dita con la sua asta.
Fu in me.
Un colpo solo.
Estasi.
Un ruggito dalla sua bocca riparata nella mia scapola per paura di farci notare.
Le mie mani sui suoi capelli, la mia testa appoggiata alla roccia. Il mio collo inarcato. La sua mano destra sul mio seno e l’altra a dare il ritmo al nostro furtivo amplesso.
Eccitata allo stremo venni in un batter d’occhio. Era capace di magie amandomi ed era l’unica cosa che gli chiedevo. Di amarmi in quel modo virile e brutale, ma tanto nostro da non dover più cercare altrove questa sintonia se non con lui.
Era amore.
Era mio.
<Amami.>
Fu come un grido che mi partì dal cuore.
Lo sentii gemere e in un momento riempirmi di sè.
<Non ho resistito…> la sua voce bassa, ancora avvolto nell’incavo della mia scapola.
<Ho fatto la figura di un sedicenne alle sue prime armi. Scusami.>
Non alzava il viso.
Le mie mani scesero sulle sue guance.
<Edward guardami amore mio.>
Titubante alzò di poco il mento, giusto il necessario per incrociare il mio sguardo. Sguardo che raccontava di tutto tranne che di delusione.
<Edward, mi hai regalato l’orgasmo più piacevole della mia vita. Cos’hai da scusarti?>
Nel suo viso un sorriso tirato.
<Edward. Ti prego. Non rovinare tutto con le tue paranoie. Non sei riuscito ad allontanarmi nonostante la bugia con Angela, pensi di allontanarmi dopo tutta questa eccitazione? Dr. Masen mi delude, la credevo più consapevole dell’effetto che ha su di me!!>
Riuscii ad alzare il suo viso tanto da poter baciargli le labbra. Le sue dolci labbra, piene e gonfie, capaci di trasportarmi ovunque lui volesse.
Poi sentii crescere in me l’ansia,  arrivare un capogiro.
<Ed.. Edward, mi manca l’aria…>
Dolcemente lo sentii prendermi in braccio e farmi uscire da quell’anfratto caldo e umido.
All’aperto mi fece respirare con lui. Profondamente. Per qualche minuto.
Mi sentii meglio immediatamente.
<Vedi che effetto mi fai dottorino mio?>
<Bella come ti senti? Non scherzare!>
<Nelle tue braccia mi sento completa, sicura e serena. In più ho deciso un’altra cosa, ma tu devi starmi accanto.>
<Lo sai che non ti lascerei mai. Che hai deciso fatina mia?>
<Ho scelto di provare le sedute di ipnosi del dottor Sloane. Ma tu, tu devi stare lì con me.>
<Bella, è un momento delicato. Tu dirai cose o rivivrai esperienze personali e intime, sei sicura?>
<Si amore mio. È l’unica condizione che ti chiedo.>
<Sentiremo il Dr. Sloane che ne dice e, se non ci sono problemi, condivideremo questa cosa amore mio.>
<Ora portami in camera. Sono stanca.>
<Come desidera mia principessa.>

Uscimmo dall’acqua, io in braccio a lui. Mi appoggiò ad un lettino per coprirmi e poi di nuovo in braccio per salire in camera.
Ero tra le sue braccia. Non c’era nulla di più bello, romantico e per una volta realmente solo mio.
Pranzammo in camera. Mi piacevano i suoi giochi. Mi imboccava, mi ripuliva, mi dissetava. Era complicità, amorevolezza,  era diventato tutto per me e dovevo guarire per godere a pieno di lui.
Dopo pranzo lo vidi armeggiare al cellulare. Decise di chiamare lui a casa e in clinica. La chiamata al lavoro fu breve. Parlò con il dottor Shepherd delle terapie che il dottor Sloane mi avrebbe fatto seguire e anche dell’ipnosi. Sembrò sereno rispetto alla risposta del collega e, come ebbe risolto ogni suo dubbio, cercò di stringere e concludere la chiamata.
Poi fu la volta della chiamata ad Alice.
Il folletto lo tenne al telefono per quasi un’ora, dapprima infuriata per la non chiamata all’arrivo in clinica e poi prolissa sugli aggiornamenti dei vari pazienti che lei, da brava capo sala, teneva sotto controllo per il fratello. Mi fece sorridere quando lo vidi rispondere ad una domanda  del folletto col viso arrossato, la testa bassa e una mano a grattarsi la nuca. <Sì Alice… Sì, sì… proverà tutto ora però finiscila.>
La chiamata durò ancora un po’. Io mi appisolai in cerca di un po’ di tranquillità.
Sentii le sue braccia appoggiarsi alle mie in un dolce abbraccio. Il suo corpo lungo il mio e il suo respiro a poco a poco farsi più pesante.
Era provato anche lui.
Dormimmo un paio d’ore e quando aprii gli occhi lui era ancora lì accanto a me, ma sveglio forse già da un po’, mentre mi accarezzava i capelli.

Era sempre gentile e dolce in ogni suo gesto. Di colpo mi tornò in mente la telefonata con sua sorella.
Girai il viso verso di lui e, automaticamente, il mio corpo mi seguì. Dio se era bello con quegli occhi grandi e dolci.  Sguardo da cerbiatto innamorato che mi coccolava di continuo e che mi faceva sentire sempre al centro dei suoi pensieri.
<Sei arrossito alla domanda di tua sorella… Che ti ha chiesto?>
<Penso che arrossirai pure tu guardando che ti ha messo in valigia.>
Oddio la valigia!!! Con tutto il pathos  per la terapia avevo lasciato che fosse Edward ad occuparsi dei vestiti e non avevo minimamente pensato a cosa mi poteva essere stato infilato in valigia.
<Deduco dai tuoi occhi che non hai ancora controllato cosa ci abbia messo Alice…>
Sorrise.
Un dolce sorriso che richiamò le mie labbra sulle sue.
Ero fatta di lui.
Nulla poteva distogliermi da questo pensiero.
Nulla poteva separarci.
Certezza, per la prima volta, in vita mia, avevo delle certezze.
<Che pensi?>
Era bello sentire il solletico che le sue labbra mi provocavano stando sulle mie. Sarei stata ore incollata a lui in quel modo.
<Alla  fortuna che tu sia stato mooooooooooolto egoista!!!!>
Ridemmo insieme di quella mia constatazione.
<Mi aiuti a guardare cosa ha infilato tua sorella nella mia nuova e splendida valigia??>
<Uhm… In cambio che ricevo?>
Mi rotolai sopra di lui.  Le mie ginocchia lungo i suoi fianchi e le mie mani all’altezza del suo collo.

<Chissà… magari ha inserito in valigia qualcosa che tu possa apprezzare prima su di me e poi ancora di più sul pavimento!!>
Il suo sguardo fu impagabile…
Come una scheggia si alzò dal letto prendendomi per i fianchi e facendo alzare anche me, mentre tenendomi sempre in braccio arrivò alla valigia.
Mi guardò con impazienza…
<Se non mi fai scendere come posso aprirla?>
Ridemmo della scenetta e poi  mi accucciai vicino alla valigia.
Sembrava stessimo per aprire un tesoro, beh forse per lui lo sarebbe diventato, se bastava solo l’idea di qualcosa di piccante addosso a me per farlo reagire a quel modo.
Quando la aprii, capii immediatamente la sua reazione.
Lui aveva intravisto che c’era, la mattina era venuto lui a prendere il mio cambio. Che famiglia di matti. Se ripenso al suo modo di coccolarmi così dolce lavandomi e vestendomi… un brivido mi partì lungo tutta la schiena…
<Panico eh???>
Lo guardai…
<Panico di che Edward?>
<Ti ho vista tremare…>
<Pensavo a te… quindi piacere non panico!!>
Poi aprii la valigia e…







2 commenti:

mery robert ha detto...

Penso ke il caro dottor manser si fa faccia perdonare...come sia dovuto.e come solo lui sa fare____sono molto lieta ke sei tornata,mi mancavi. baci mery

Trilly ha detto...

Finalmente...sono felicissima di leggerti!!! Non vedo l'ora di scoprire il seguito...ogni volta un'emozione più bella!