POV Edward
La vidi avvicinarsi alla “sua” valigia.
Avrei voluto essere in quel momento nella sua testa e ascoltare i suoi pensieri.
Aprì la cerniera, fu buffo vedere i suoi occhi cambiare in pochi secondi dalla paura allo stupore, al pudore e infine all’imprecazione…
Decisi di prendere il cellulare, le scattai una foto e poi inviai un mms ad Alice:
-ti conviene sparire quando torneremo lo sguardo di Bella dice tutto!!! Ps. Ti invio la foto sua all’apertura della valigia!!-
Sul mio viso un sorriso e sul suo rossore dovuto al pudore. Poi i suoi occhi nei miei.
<Che ti ridi?>
<Penso che questa foto finirà nell’album di famiglia!!!>
<Edward che foto???>
<Questa…>
In un attimo fu sopra di me allungai la mano con il cellulare sopra la mia testa mentre con l’altro l’avevo bloccata per la vita. Lei si agitava per arrivare al telefono ma le sue piccole braccia non arrivavano alla mia mano.
<è inutile che ti agiti tanto Alice ne ha già una copia!!>
<Edward no…>
<Piccola… Alice riceverà una giusta punizione!!!>
<E tu? Che punizione ti meriti?>
<Beh… Io mi meriterei una punizione di quelle coi fiocchi con il completo bianco… mhhhhh!!!>
La mia scimmietta… A bocca aperta per la mia confessione… Piegò la testa sulla spalla e guardandomi mise su una specie di broncio incomprensibile… Poi scese dal mio abbraccio e si diresse alla valigia… Prese il completo bianco e si rinchiuse in bagno…
<Oh mamma!!>
Mano sul viso e il mio collo piegato all’indietro dalla voglia di quella visione…
Dal bagno la sua voce…
<Che ne dici di invogliare la mia uscita con un po’ di atmosfera???>
Oddio mio… Un sogno!!! Una vita passata a giocare così…
Avevo preso candele profumate all’Ylang Ylang, petali di fiori profumati da spargere sul letto. Avevo ordinato della frutta e un mazzo delle sue rose. Nel momento in cui le ordinai pensai anche che era troppo che non gliene donavo una…
Bussarono alla porta, un carrello con frutta, tisana e un mazzo di rose rosse.
<Edward ho quasi fatto!!!>
La sua voce squillante dal bagno mi ridestò dalle fantasie…
Dovevo affrettarmi!! Diedi la mancia al cameriere e richiusi la porta dietro di me. sistemai la frutta sul comodino accanto al letto, le rose le sistemai sul tavolo, ma ne presi una e mi misi ad aspettarla davanti alla porta del bagno.
Dovevo affrettarmi!! Diedi la mancia al cameriere e richiusi la porta dietro di me. sistemai la frutta sul comodino accanto al letto, le rose le sistemai sul tavolo, ma ne presi una e mi misi ad aspettarla davanti alla porta del bagno.
Pochi attimi e la sua voce squillante mi avvisò che stava per uscire…
Non volevo perdermi un solo particolare della mia dea… Quando la porta si aprì rimasi a bocca aperta ma cosciente della sua straordinaria bellezza la osservai dalla testa ai piedi.
I suoi splendidi capelli mossi sulle spalle carichi di color nocciola attorniavano il bianco viso perlato della mia dea, aveva messo un filo di rossetto rosso, allungato le ciglia e indossato alle orecchie due splendide gemme di perla.
Stesse perle che stavano adornando il suo gracile ma elegante collo. Dalle spalle le spalline del completo regalato da Alice, bianco perla, morbido, leggero, ma che nulla lasciava alla mia immaginazione. Si teneva allo stipite con le mani, quasi a trattenersi dal muoversi. Le sue braccia però sembravano lunghe e sicure, quasi come ali di gabbiano, ma sottili come quelle di farfalla.
I suoi seni, liberi da altri impicci, se non quello strato sottile di seta. Piccoli, sodi, eretti, un richiamo.
La sua vita nascosta dalla morbidezza della seta finiva col ricadere sulle culottes sempre in seta sempre dello stesso color bianco perla.
Morbidi calzoncini che le ricadevano sulle cosce toniche e piene. Lunghe gambe bianche intrecciate per darsi appoggio. Tese. Ferme. In attesa di un qualcosa.
E poi le sue caviglie, sottili, fragili, ma da urlo al solo pensiero di poterle saggiare.
Per arrivare ai suoi dolci e minuscoli piedi, smaltati, ordinati, precisi. Si era presa cura di se, per me.
Questa cosa mi riempì di gioia. Era il suo modo per dirmi che stava accettando la situazione, noi due e se stessa soprattutto!!!
<Oh si piccola mia… anzi meditavo poco fa sul fatto che non te ne donavo una da troppo tempo…>
<Uhmm… Fammici pensare… Ieri all’arrivo?>
<Ieri appunto, oggi non ne avevi ancora avuta una…>
Le presi la mano e la feci avanzare verso il letto, le candele avevano caricato l’aria di essenza, e i petali sul letto sembravano ravvivarsi al calore della luce che le candele disperdevano per la stanza.
La feci arrivare al bordo del letto.
<Hai freddo amore mio?>
<No tesoro… Sto bene… Devo però chiederti una cosa…>
<Chiedimi quello che vuoi amore mio?>
<Dov’eri Edward Masen? Dove sei stato fino ad ora? No perché sto vivendo un illusione e vorrei non dovermi svegliare!!>
<Oh piccola mia, sapessi il tormento che mi da questa cosa, saperti in difficoltà ed esserti stato lontano.>
<No Edward, non volevo incupirti, ti prego, scusami!>
La sua mano ad accarezzare il mio viso.
<No amore non mi sono incupito, vorrei solo liberarti da ogni pensiero e ogni dolore passato…>
<Allora fallo Edward, fammi perdere la testa solo come tu sai fare… Fammi dimenticare il mio nome… Fammi sentire donna solo con le tue splendide mani… Le adoro sai? Sono lunghe delicate ma forti sostegni. Sanno darmi coraggio nell’abbraccio, sanno affascinarmi quando le agiti mentre parliamo, e sanno esaltarmi quando le appoggi su di me e le rendi mie.>
Appoggiò la rosa sul letto, prese le mie mani e cominciò a baciarle sui palmi e poi sui dorsi. Delicatamente. Quasi in segno di adorazione.
Quando terminò accompagnai Bella a sdraiarsi sul letto.
<Ora ti prego solo di lasciarmi fare… e aggiungerai aggettivi alle mie mani…>
Un bacio sulla fronte e scesi fino ai suoi piedi.
Li carezzai. Aveva usato una crema da corpo alla vaniglia. Il mio naso si spinse fino alle caviglie ad odorarne il profumo, però poi non riuscii a fermare la mia lingua. Voleva assaporare di lei. Della sua pelle… Così mentre con il naso imprigionavo il suo profumo, con la lingua ne coglievo il gusto dolce e fresco, le mie mani vagavano per le sue gambe lisce e sode, alzai gli occhi e vidi il suo corpo tendersi nel godere di queste attenzioni fino a che pure la sua voce mi confermò il piacere lasciandosi andare ad ansiti carichi e rochi.
Era un gioco dolce ma aveva già preso la giusto piega.
Salì con la lingua verso il ginocchio fino ad arrivare all’interno coscia. I miei denti a quel punto si lasciarono andare a piccoli morsi leggeri ma pieni di eros. Le mie mani erano aggrappate alle sue cosce proprio al di sotto delle sue natiche. Mi ero aggrappato a lei.
Lei era presa da questo dolce tormento e lo dimostrava dal suo respiro irregolare.
Decisi di osare e prendermi ciò che era mio di diritto. Sentirla godere solo per le mie mani. Le aveva descritte in modo così speciale che volevo capisse quanto anche loro desideravano lei…
Puntai alla sua intimità con il mio naso, sentivo l’odore della sua eccitazione e ne volevo di più. Spostai con la lingua le culottes verso la coscia e lo spettacolo che ne uscì fu devastante per i miei sensi. Si era depilata completamente, per me.
Sospirai. Alzai gli occhi su di lei. <Sei il mio diavolo tentatore…>
Lei sorrise soddisfatta di questa mia elucubrazione.
Affondai nuovamente il naso nella sua intimità, e me ne inebriai tanto da rendermi conto solo in un secondo momento di averla già invasa con la lingua. Era la mia droga. Il suo odore di donna mi mandava in estasi. Tanto da non farmi più ragionare.
Così continuai leccandola penetrandola e succhiandola. Non volevo perdere nulla di lei. Sentii la voce di Bella urlare il mio nome, sempre più roca. Preso dall’eccitazione, agguantai i suoi glutei alzandola leggermente e affondai ancora di più in lei, con la conseguenza di un suo forte e profumato orgasmo. La sentii urlare forte il mio nome, la sentii gemere forse come non mai prima d’ora. Bevvi di lei e il mio copro vibrò come quando un vampiro si nutre di sangue e si ritempra. La posai sul letto e salii sul suo corpo ancora tremulo.
Con il naso segnai il percorso sul suo ventre fino ai seni e poi diritto verso il collo. Con i denti mi fermai sulle spalle e prima la destra e poi la sinistra scansai le spalline della canottiera. Lei distese le braccia lungo il suo corpo permettendomi di tirare via l’indumento e scoprirla nuda ai miei occhi. Uno spettacolo unico al quale non volevo e non riuscivo ad abituarmi. Era uno splendore, candida pura eppure così erotica.
Risalii dal suo ventre con la punta del naso e la punta della lingua, mi fermai sulle sue colline. Altro profumo, altra eccitazione. Mentre agguantai il suo capezzolo destro la mia mano si fiondò su quello sinistro, una stimolazione continua che portò Bella ad una nuova scossa di piacere. Leccai l’aureola e destinai la stessa sorte all’altro seno.
Gemeva. Oddio come era eccitante la sua voce rotta dal piacere.
Decisi di violentarmi lasciando andare i suoi seni e le mie mani cercarono le sue. Le spinsero ad aprirsi verso i bordi del letto permettendomi di annusare anche loro. Quel suo profumo mi stava mandando alle stelle. La baciai tutta, in tutta la sua lunghezza, notai con un velo di orgoglio puramente maschile che stava strofinandosi le cosce tra loro, segno inevitabile dell’apprezzamento dei miei gesti.
Quando finì con le braccia salii sul suo collo. Leccai il filo di perle e lei gemette urlandomi di darle pietà. Non era mia intenzione, ma ad un certo punto la sentii urlare il mio nome e poi farneticare qualcosa su di un implosione… non le diedi retta prendendo tra le labbra il suo lobo destro. Decisi di farla stare zitta, per cui dal lobo scesi verso la mandibola, mordicchiandola e per poi arrivare alla bocca. Le sue labbra. Aperte. In attesa di me. della mia lingua. E io avevo sete di lei così ne approfittai!
Mi ci scagliai, baciandole, succhiandole e delineandone i contorni con la mia lingua. Lei mi permise di entrare aprendo leggermente le sue labbra. Ma prima che potessi iniziare la nostra danza lei mi afferrò con i denti la lingua e poi con le sue dolci labbra cominciò a succhiarla.
Mi distesi completamente su di lei. sfatto dalle sensazioni che stavo provando. Mi stava regalando piacere infinito. La sentivo succhiare come se volesse ingoiarmi. Vogliosa. La mia donna. Oh cazzo! Mi accorsi di gemere e sospirare.
Le sue mani liberatesi dalle mie cercarono la mia schiena, per poi scendere fino al sedere e afferrarlo puntandoci le sue unghie.
Stavo andando fuori di me.
Lei stava risvegliando la bestia che era in me.
Mi aveva confessato che questa mia irruenza la gradiva in modo particolare. E io, volta dopo volta, invece di prendere coscienza e calmarmi, diventavo sempre più incontrollato, bestiale, primordiale.
Era il potere di Bella. Mandarmi fuori controllo ogni volta che voleva.
Quando cercai di distogliermi da questi pensieri Bella mi stava attirando a se con le mani e lasciava il via libero alla mia lingua per esplorare la sua bocca. In preda ad un ulteriore scossa di piacere mi ci fiondai, giocando con i suoi denti, intrecciando la mia lingua alla sua, sprofondando in quella piccola sua apertura come a volerla trapassare tanta ne era la voglia.
Ci baciammo in modo selvaggio per non ricordo neanche quanto tempo, quando lei col fiato grosso mi chiese di spogliarla del tutto. Alzai gli occhi nei suoi e ne vidi una supplica. Andava a fuoco e del resto ero stato io ad accenderla.
Così feci. Feci cadere a terra le culottes, e finì di sfilare la canottiera che era già in parte scesa sul suo addome.
E anche quella finì sul pavimento.
Quando mi voltai verso di lei si era già seduta sul letto e mi stava già spogliando. Le sue manine erano già sul pantalone della mia tuta. Mi raddrizzai per aiutarla in questo suo arduo compito e lei colse l’occasione per togliermi anche la maglietta che indossavo.
Nudi, pelle contro pelle, abbracciati in ginocchio sul letto. Avrei voluto fermare l’orologio in quell’istante. Tutto sapeva di noi.
Ma la voglia di noi uno dentro l’altra era troppo forte così da farci sdraiare di nuovo e ricominciare la nostra coreografia amorosa, e quando fui sopra di lei.
Ci fissammo negli occhi e lei ammiccò come a darmi il permesso di poterla avere.
Strofinai la mia erezione sul suo sesso completamente glabro e la sensazione fu impagabile tanto che per concentrarmi dovetti chinare il volto sulla sua spalla e cercare di recuperare la lucidità.
<Non ti piace la mia sorpresina amore mio?>
Me lo chiese impaurita, ma quando alzai gli occhi per farle capire cosa stavo provando, la vidi sorridere, vi aveva letto desiderio, voglia, smania e aspirazione. Così preso dal raptus e dalla voglia di concretizzare ciò che io miei occhi stavano esprimendo la penetrai. La mia erezione entrò in lei in un colpo solo.
Le sue mani sui miei glutei. Ritmo. Piacere. Godimento. Urla. Le sue. Boccheggi. I miei.
La portai sopra di me stravolgendo le posizioni.
La portai sopra di me stravolgendo le posizioni.
Le sue mani stavolta sui suoi capelli a mostrarmi la sua femminilità, sensualità e piacere in quegli affondi.
La presi per la vita piegando leggermente le mie gambe fornendo un appoggio per la sua schiena inarcata dal piacere.
Aumentai il ritmo.
Aumentai il ritmo.
Dovevo aumentarlo. Ne volevo di più.
Lei presa dalla lussuria del momento fece scendere le sue mani sui suoi seni sfiorandosi appena, a quella visione io non ressi.
<Piccola… se fai così… ti riempio… in un attimo...>
Lei mi guardò con aria maliziosa e cominciò a bagnarsi le labbra con la lingua. La fece uscire poco poco per poi farla rientrare in bocca. Non contenta vi infilò un suo dito. Lo fece bagnare tutto dalla sua saliva e poi lo allungò verso la mia bocca e forzò sulle labbra. La feci entrare e ne succhia ogni millimetro di quelle falangi che sapevano di lei.
In un attimo la sentii inarcarsi e contorcersi dagli spasmi.
In un attimo la sentii inarcarsi e contorcersi dagli spasmi.
Lascia il dito e marcai il ritmo per raggiungere l’apice assieme.
Un attimo, lei ricadde sul mio petto e i nostri corpi uniti da un abbraccio tremarono assieme per quel tremolio che ancora ci vedeva scossi.
<Edward…>
<Si amore mio?>
<Dobbiamo fare a tua sorella un regalo unico!!!>
<Un’altra foto?>
Risi con lei. Le carezzai la schiena, mentre lei cercava di coprirci con le lenzuola smosse dall’amplesso.
Piano piano la sentii rilassarsi.
<Tutto quello che vuoi vita mia…> le sussurrai all’orecchio mentre la poggiai sul materasso. E steso di fronte a lei, contemplandola come si addice ad una dea mi persi nei suoi lineamenti e mi abbandonai al sonno anche io.
2 commenti:
questi due sono passione allo stato puro. Si amano follemente e il loro modo di appartenersi mi fa impazzire. grazie mille Pattz per le emozioni che mi doni
annyna
nn mi stankerò mai di dirlo TU. SEI.PAZZA.______ anke quelle fotine ke si muovono straordinarie..solo tu potevi una cosa del genere.Ma dove cazzo sta sto masen lo vogliooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo________bel capitolo pieno di passione un appartenersi l'un l'altro fondersi in un solo corpo l'amore puro. brava pattz sai espiremere molto bene qst emozioni .baci mery
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