Un peso sullo stomaco. I miei occhi pigri cominciarono a schiudersi. Una folta criniera e due forti mani appoggiate su di me.
Quelle mani colme della stoffa del lenzuolo che mi copriva e che volevo si riempissero di me. Mi ero addormentata con la paura di perderlo e forse Morfeo, stanco delle mie lacrime condivise a lungo con lui, nelle mie notti in bianco, l’aveva trattenuto. Un regalo personale. A me. Per me.
Poi come per magia, un suo sospiro e due fari a colpire i miei occhi.
<Come stai piccola? Non avrei dovuto dormire, volevo vegliare su di te… >
La mia bocca sorpresa non trovava parole. Non era stato Morfeo a trattenerlo. Il suo cuore si era assopito al ritmo del mio.
<Bene Edward…> un sospiro a chiudere la mia bocca.
<Scusami Isabella… Potrai mai perdonare il mio stupido gesto, la mia stupida paura? >
<Oh Edward, sono stata così stupida che ho pensato solo a me. >
<Tu devi pensare a te e al tuo benessere, io devo solo controllare il mio istinto. >
Prese la mia mano, la destra. La avvicinò alle sue dolci labbra e cominciò a baciarne il dorso, scendere su ogni singolo dito, tornare sul palmo. Fermarsi. Baciarlo. Fissarmi. Baciarlo.
Sospirai. Lui con me.
<Ti porto via Bella. Ti porto lontano. Solo io e te. Fino a che non starai bene. Fino a che il tuo corpicino resisterà ai miei attacchi. Fino a che tu mi vorrai come amante, amico, terapeuta, maggiordomo e tutto fare… >
Un sorriso apparve sulle sue labbra. Splendide, morbide e piene.
<Baciami… >
<Ma… >
<Sei il mio tutto fare? >
<Si piccola mia… >
<Allora baciami come solo tu sai fare! >
Sbuffando si alzò dalla sedia…
<Vedo che non serve dirti di stare calma, tranquilla e di non agitarti!! >
<Quale potere credi di avere Edward Masen? >
I suoi occhi mi fissarono in segno di sfida. Appoggiò le sue labbra alle mie… la sua lingua chiese permesso di entrare nella mia bocca che non era più sotto il mio controllo. Con irruenza mi afferrò il viso e le sue mani viaggiarono sulla mia nuca, tra i miei capelli, come a volersi incollare a me, tanta era la sua brama. Trattenni il respiro, la sua lingua cercava la mia, cercava di mescolarsi con lei. La sua foga, la sua frenesia, mi stupirono tanto che rimasi imbambolata.
Si staccò.
<Allora… Qual è il mio potere piccola? >
<Io… Io… Non saprei… >
Ero devastata, il suo bacio mi aveva sedotta, sbalordita, scombinata, ammaliata e mi aveva tolto il dono della parola, oltre che la concentrazione.
<Serve un altro aiuto? >
Si stava avvicinando di nuovo quando sentimmo bussare…
<Miss Swan, Edward, scusate il ritardo, urgenze improrogabili… Come si sente miss Swan? Mi hanno tenuto aggiornato tutta la notte, Alice ed Helen, si meritano un premio da parte tua Edward… >
Avvicinandosi al mio letto mi fece l’occhiolino. Non sapevo se era per la battuta del regalo o se avesse ricevuto i particolari del motivo del mio malessere.
<Bene miss Swan io direi che d’ora in poi tocca a Edward farle da infermiere. Sono pronto a firmare le dimissioni a patto che mi teniate costantemente informato sugli sviluppi. Per ogni “eventuale” crisi avete il mio numero di cellulare. >
<Bella, te la senti di uscire? >
La voce di Edward sembrava seriamente preoccupata.
<Edward, tranquillo. Mi controllerò, tu mi controllerai, ascolterò i consigli del dr. Shepherd e i tuoi. Se non lo farò… beh poi tu deciderai… Portami via…> soffiai come se fosse l’ultimo mio respiro.
<Bene Edward, penso che la signorina possa uscire… Passate in ambulatorio da me, vi firmo i documenti e potete andare. >
Il dr. Shepherd mi sorrise e ci lasciò soli.
<L’hai promesso Bella, d’ora in poi mi ascolterai! >
<Si amore mio… Tutto quello che vuoi!!! >
Facemmo la valigia e mi cambiai dopo che l’infermiera di turno venne a togliere l’ago a farfalla ancora presente sul mio braccio. Stavamo per uscire quando mi accorsi delle mie due rose.
<Edward aspetta… Queste due vengono con noi… >
…
Lasciammo l’ospedale abbracciati. Edward si era stretto a me per sostenermi.
<Non sono moribonda…> Gli suggerii…
<Sei mia, lo devono sapere e vedere tutti! >
Parole dirette semplici ma efficaci… Ero alle stelle!!
Uscivo da quel posto abbracciata al mio futuro. Arrivammo alla sua auto. Caricò la mia valigia, mi fece sedere e lui si accomodò al posto di guida. Accese il motore della sua Volvo XC60, sospirò… Spense il motore.
<Bella. >
Gli occhi fissi sui miei.
<Non posso più vederti in quello stato. Ti giuro con tutto me stesso che non succederà mai più che io ti abbandoni o me ne vada lasciandoti sola. Non permetterò alla mia rabbia di avere il sopravvento. Anche se non mi vorrai più vedere farò in modo di non lasciarti mai più sola. Ho troppa paura di perderti e non potrei mai perdonarmelo. So che sembra una costrizione, un castigo e ancor peggio una punizione, ma io non posso rischiare di perderti. Ti amo. Troppo. >
Le sue labbra a cercare le mie.
La sua lingua sulla mia e la mia testa persa in mille giri di farfalle. Le mie mani sul suo collo, le sue sul mio viso a trattenerlo.
Come potevo sentire di continuo voglia di lui, come potevo amarlo così follemente dopo solo pochi giorni? Allora aveva ragione mia madre quando mi diceva che l’amore, quello vero, l’avrei riconosciuto fin dal primo istante. Senza tanti giri di parole mi aveva fatto volare in alto. Vivevo ogni tocco di Edward come qualcosa di ultraterreno che mi provocava piacere, misto ad ansia, misto a benessere, misto a voglia… un caos tremendo che poi mi mandava in tilt.
<Dimmi che mi ami ancora Bella dopo tutto quello che ti ho fatto passare stanotte… >
<Oh Edward. Ti amo di un amore così puro che non potrei mai nasconderlo. Amarti è come bere un sorso d’acqua. Semplice. >
Mi strinse a sè. I suoi gesti mi riempivano il cuore. Sigillava le nostre parole con gentilezza e amorevolezza spiazzandomi ogni volta.
Mi baciò la punta del naso.
<Andiamo a casa… >
Riaccese la Volvo. Aveva un’andatura lenta,tanto da indurmi ad aprire il finestrino. Mi mancava sentire l’aria tra i capelli e sulla pelle sconvolgermi di brividi.
<Stai bene piccola mia? >
Mi voltai verso di lui. Era fantastico. Il suo sorriso, i suoi occhi. Era un sole che mi abbagliava.
<Si. Ora si. >
<Bene perché, non appena ti sentirai pronta, ti presenterò delle persone. >
Ingoiai a vuoto.
<Persone? >
<Si. Voglio fare le cose per bene. Spiegarti tutto di me, della mia vita e farti conoscere chi detiene l’altra parte del mio cuore. La mia famiglia. >
Tornai con lo sguardo al finestrino… -l’altra parte del mio cuore???? Ho già una proprietà su Edward Masen??? Cazzo si!!!!-
Il mio cuore andò a mille per l’ennesima rivelazione.
<Ti sei impensierita. Non vuoi conoscerli? >
Lo fissai.
<Se sono importanti per te lo sono anche per me. Pensavo al tuo cuore. È mio? >
Mi sorrise.
<Si amore mio. Tuo. Finché lo vorrai. >
Con il cuore che tamburellava pieno di gioia mi appoggiai con la testa sulla sua spalla. Era come sentirsi finalmente a casa e questa cosa mi faceva sentire bene.
Arrivammo a casa sua. Feci per aprire lo sportello e me lo trovai lì, di fronte a me.
<Vorrei prenderti in braccio, non farti affaticare. Posso? >
Mi sembrò una richiesta assurda. Poteva farmi di tutto, anzi, lo doveva fare. Mi sentivo amata, anche se questa sensazione continuava a sorprendermi.
<Prego… >
Allacciai le mie braccia al suo collo. Lui mi prese dietro la schiena e per le gambe. Appoggiai il mio viso al suo collo. Le mie labbra lo assaggiarono punto per punto, fino a che non lo sentii sussurrare <Bella… vacci piano, lui non sa che devi riposare… >
Arrossii a quel suo dolce modo di avvisarmi che ero andata oltre.
<Eccoci piccola… a casa… >
Mi fece scendere dalle sue braccia, mi aprì la porta. Ritrovai quelle stanze immense, notai il tavolo dove cenammo due sere prima e le scale dalle quali ricadevano le sue rose.
<Vieni di sopra, appoggiamo la tua roba e così puoi stenderti un po’! >
<Starai con me? >
<Tutto quello che vuoi… >
<Dobbiamo parlare. >
Doveva dirmi della sua famiglia…
<Andiamo… >
Mi accompagnò in camera mia, buttò la valigia sul futon e mi prese nella sua morsa stretta. Mi fece girare. Viso a viso.
<Farai la brava stanotte? >
Feci gli occhioni tristi.
<Tu giurami che farai la brava e questa stanza rimarrà vuota! >
<Te lo giuro Edward. Fare la brava, però, comprende dormire abbracciata a te? >
<Certo piccola mia, non riuscirei mai a stare lontano da te, dal tuo corpo. >
Mi baciò la fronte e si allontanò da me per disfare la mia valigia.
<Edward posso farlo io!> Quasi mi vergognai per la sua estrema premura.
<Ricordi? Pignolo!!! >
Sbuffai inutilmente… non mi ascoltava.
Quando ebbe finito mise la valigia dentro all’armadio e poi mi prese per mano portandomi verso la sua stanza.
Aprii io la porta e lui dietro a me mi spinse ad entrare. Una stanza enorme. Bianca. Piena di luce. Come lui, come il suo viso.
<Sdraiati >
Un grande letto a baldacchino bianco, pieno di cuscini, coperte e lenzuola in tinta con la mobilia orientaleggiante. Colori neutri che davano movimento ad una stanza difficile da riempire per la grandezza.
Mi sdraiai sul suo letto. Il suo profumo ad avvolgermi.
Cominciai ad annusarli uno ad uno.
<Che fai Bella? >
Mi chiese Edward divertito dalla scena.
<Mi gusto te! >
Lui rise alla mia risposta.
<Perché non vieni qui accanto a me? >
Lo vidi sorridere e salire sul letto a carponi. D’improvviso mi tornò in mente la nostra avventura in ospedale. Sentii le guance avvampare e nascosi il mio viso tra i cuscini.
Dovevo fare la brava, glielo avevo promesso.
<Che c’è piccola? Tutto bene? >
<Si scusa. Non è facile per me fare la brava, ma ci provo. >
<Mi piace quello che mi hai appena detto.>
Si sdraiò accanto a me.
Edward POV
Era qui con me, dove avevo desiderato fosse in quelle notti in cui ero lontano da casa. Volevo vederla stesa nel nostro letto. Ammirare il suo profilo. Osservarla mentre mi sognava.
Sentii il suo respiro rilassarsi. Ogni tanto arricciava il naso, forse qualcosa disturbava i suoi sogni. Steso accanto a lei passai due ore infinite a controllare ogni suo movimento. La sentii sussurrare il mio nome, tanto che pensai fosse sveglia, in realtà ero nei suoi sogni. Il suo sorriso ogni tanto si apriva e ogni tanto si corrucciava. Era una visione, la mia personale visione. Quasi una dea, per quanto mortale fosse era paragonabile ad un’Atena o ad una Venere.
Poi abbassai lo sguardo dal viso al corpo. Un altro miracolo ai miei occhi. Tutto proporzionato. Forse un po’ troppo esile, ma nulla di preoccupante. Le sue dolci curve mi facevano sussultare, ridestavano la mia voglia solo a posarci lo sguardo. Poteva un essere così fragile scatenare in me sensazioni così forti? Mi sentivo perso lontano da lei. Era come tornare indietro nel tempo. Quando all’orfanotrofio venivano i genitori a scegliere i bambini da adottare : io ero sempre quello sbagliato, o troppo piccolo, o troppo grande, o addirittura “volevamo una femminuccia”. Ma quando le braccia di Esme mi si aprirono davanti fu gioia infinita, scoprire di poter essere amato finalmente. Così era stato con lei. Incontrarla per capire cosa avesse nella mente e trovarmi ad amarla più di ogni altra cosa. Angela mi aveva chiesto di capire che cosa le fosse successo per decidere di allontanarsi dal mondo, andando avanti grazie solo all’inerzia e alla routine. Io avevo compreso che c’era molto di più. Quella vacanza/riabilitazione a Redondo Beach mi avrebbe aiutato a farla aprire e magari farle dire che cosa la tormentava. Era una gioia vederla tra le mie braccia. Mi sentivo completo. Mi sentivo onnipotente con lei accanto.
<Non vale spiare…>
Mi disse stirandosi… Perso com’ero nei miei pensieri non mi ero accorto che si stava svegliando.
<Hai fame piccola?>
<Uhm… devo far la brava… quindi no!>
Sorrisi a questa sua battuta.
Si girò verso di me. Sentii le sue labbra sul mio collo.
La mia voglia esplose. Pulsava al contatto con il suo corpo. Feci finta di niente.
<Mi sembra che invece qualcuno qui di fame ne abbia parecchia…> ridacchiò soddisfatta della sua battutina.
Presi un cuscino per metterlo tra noi, ma Bella me lo rubò e cominciò ad usarlo come arma improvvisata colpendomi. Io ne presi un secondo e la seguii in quella folle lotta… Rideva. Mi piaceva quando era serena. Poi forse un mio colpo troppo pronunciato le fece perdere l’equilibrio e si ritrovò di nuovo stesa sul letto, io mi posizionai a gattoni su di lei. Era nella mia gabbia. Non sarebbe più scappata da lì. Viso a viso, naso a naso, appoggiai la mia fronte sulla sua.
<Tu non hai idea quanto mi costi starti lontano, ti voglio Bella. Non so più cosa inventarmi per controllarmi. Sei il mio demonio. Sei ciò che più mi rende indifeso e interdetto. Ti guardo e perdo la testa. Ti sento e mi muovo al ritmo della tua voce. Mi hai stregato e non so come fare piccola mia.>
<Amami Edward.>
Due parole semplici. Facili come respirare.
<Bella sono preocc…>
Il suo indice sulle mie labbra.
<Amami>
La mia mano si posò sul suo collo, le mie labbra si schiusero cercando le sue. Il mio corpo abbandonato sopra di lei.
Appoggiai le mie labbra al suo orecchio. <Avvisami…>
Ne uscì quasi un ringhio.
Lei scosse la testa e le mie mani partirono alla ricerca di ciò che poco fa si erano limitate ad osservare. I suo seni, i suoi fianchi, il suo sedere e le sue gambe che si avvinghiarono a me.
Le sbottonai i pantaloni. Sbottonai i miei. Lei ansimava baciandomi il collo, saliva per la mascella, mentre le sue mani erano aggrovigliate ai miei capelli. Sentivo il suo desiderio nell’irruenza dei gesti con i quali mi chiedeva di più.
Volevo anch'io di più. Volevo sentirla. La volevo mia.
<Bella non sai quanto ti desideri…>
<Dimostramelo…> Un filo di voce la sua.
Mi alzai da lei. Le tolsi l’ingombro dei pantaloni, le mutandine, feci lo stesso dei miei jeans, e dei miei boxer.
Mi avvicinai al mio cassetto, prelevai un profilattico. Vidi lei fissare la mia erezione, era turgida, grossa e pulsava così tanto da farmi male.
Fui di nuovo su di lei, le accarezzai il viso. <Non so quanto resisterò, ma siccome abbiamo già fatto fin troppi danni io e te, è meglio cominciare a fare le cose fatte per bene.>
La vidi annuire…
Mi ripresi quelle labbra, prima delicatamente, succhiandole. Poi mordicchiandole fino a sentirla gemere. Con la mano scesi verso il suo seno. Lo accarezzai, lo sentivo stimolato oltre modo. Scesi giù per le sue valli, attraversai l’ombelico e trovai il suo fiore già ricco di umori, tutti per me.
Con la mano arrivai a sfiorare il suo clitoride. La vidi tendersi in cerca di più piacere possibile. Non riuscii ad aspettare oltre, era pronta per me. Mi sistemai tra le sue gambe per penetrarla. Un poco alla volta. Mi faceva morire vederla godere all’inverosimile ancora prima di entrare in lei. La cosa mi esaltava. Ero io a farla godere con quei gesti solo nostri. Ero io a farle toccare il cielo con un dito.
Cominciai a muovermi un poco alla volta per riempirla di me, movimenti lenti e calcolati, per entrare sempre più in lei. Una cadenza lenta nella quale Bella sembrava compiacersi e contorcersi al tempo stesso. Era sensuale, mi toccava come forse mai ero stato toccato da una donna prima. Le sue mani lungo la mia schiena, sul mio petto fino all’inguine, a crearmi attacchi di spasmo incontrollati. Quando poi infilava le sue piccole dita tra la mia pelle sentivo l’eccitazione salire.
Quando la sentii tutta, lei gemette talmente forte da scatenare la mia voglia, che cominciò a pulsare talmente forte da spingermi a calcare quella nostra danza.
<Bella… con me ti pregoooo…>
La voce mi morì in gola e sentii il mio piacere esplodere in lei. Lei si era avvinghiata ancora più a me, sentivo la sua vagina contrarsi a causa dell'orgasmo pieno che ci aveva appena colpiti.
Era uno spettacolo per gli occhi. Il suo volto era rilassato e sereno. Mi accasciai su di lei…
<Scusami, non ho saputo resisterti.>
<Non mi devi resistere. Devi amarmi Edward.>
Mi abbracciò stringendomi forte forte.
<Non era così difficile Dottor Masen!!>
Risi con lei di questa sua battuta.
Mi alzai. Andai in bagno, lasciandola lì stesa su quel letto.
Quando tornai, la trovai rannicchiata su se stessa, occhi chiusi e un sorriso sul volto. Splendidamente nuda dalla vita in giù. Mi avvicinai. Si era addormentata di nuovo.
Colsi l’occasione per una doccia. Poi le avrei preparato il pranzo e avremmo parlato della mia famiglia. La sera ci aspettavano tutti per cena. Avevo detto loro che avrei portato l’amore della mia vita a conoscerli.
2 commenti:
Oddio un capitolo così di mattinata ti segna per tutto il giorno!!! Sempre più passionale, coinvolgente, sensuale...ed adesso scopriamo qualcosa di lui e della sua famiglia!
non ho parole.............posso solo dire....MERAVIGLIOSO.............
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