Edward POV
Seduti su quella panchina, immobili come in un fermo immagine, tenevo la mia piccola stretta a me. Saremmo usciti presto da questo ospedale e l’avrei assistita in tutto e per tutto affinché guarisse.
Shepherd era stato chiaro. E io, puntiglioso come al solito, avrei seguito il suo consiglio.
<Piccola si sta rinfrescando. Torniamo su?>
<Si. Edward troverai il modo di scaldarmi vero?>
Si voltò verso di me. I suoi occhi maliziosi lampeggianti fissi nei miei chiedevano risposta a questa domanda ovvia…
<No. Riposo piccola. Tu non puoi affaticarti troppo!!!>
Vidi il suo volto intristirsi. Era diventata cupa. Con la mano mi allungai verso il suo mento e la feci voltare verso di me.
<Avremo tutto il tempo del mondo piccola mia. Tu devi solo avere pazienza ora.>
<No. Tu non vuoi me. ti ho fatto pena. Mi hai preso come caso disperato e quando sarò guarita mi caccerai!>
Incredulo a quelle sue parole scattai.
<Ma tu stai scherzando vero?>
Lo sguardo di Bella scese verso l’asfalto.
<Non ti ho soddisfatta stasera e per questo non mi vuoi più.>
Sembrava piangesse dal tremore della sua voce. Mi alzai in piedi. La afferrai portandola in braccio. Salii fino alla sua stanza. Lei abbracciata a me, una mano sul mio petto e l’altra a cingermi il collo, sembrava stordita, abbandonata a questa mia irruenza. Arrivai in stanza. La feci stendere sul “suo” letto. Presi la chiave della stanza, e la chiusi di nuovo dall’interno. Mi avvicinai a lei. Mi sbottonai la camicia buttandola per terra. Sentivo il viso avvamparmi di rosso tra la rabbia per la delusione delle sue parole e la voglia di godere di lei. Con le mani mi appoggiai al letto, con un gesto rapido sfilai le scarpe. Mi misi a gattoni sopra di lei. Lei era ancora ferma immobile su quel letto, sotto shock per la mia metamorfosi. Arrivai all’altezza del suo viso e fissandola con la brama di un felino verso la sua preda, parlai con un ringhio che mi nacque dal petto…
<Pensi che sia facile per me vederti qua stesa e riuscire a mantenere il controllo?
Credi che sia facile per me, uomo, dire di no alla persona di cui è più attratto?
Credi che sia facile per me, Edward vedere te, Bella e non avere reazioni?
Il tuo corpo da urlo fatto per essere ammirato, i tuoi occhi da gatta che mi chiedono, le tue mani vellutate che mi accarezzano, le tue labbra morbide e carnose che mi chiamano, i tuoi seni a coppa di champagne creati per le mie mani, le tue gambe dritte e perfette da accarezzare, il tuo sedere da favola che grida prendimi e non poterti neanche sfiorare?
Bella sii razionale…
perché ora io non lo sono…
ed è solo colpa tua.>
Il mio cervello neutralizzato dalle mie stesse parole. La mia bocca sempre più vicina alla sua. I miei occhi nei suoi senza lasciarli neanche battere per paura di perderla.
Bella POV
A quelle parole le mie mani agirono da sole. Lo presi per il collo, per i capelli, me lo portai ancora più vicino a me.
Aprii le labbra e sentii la sua lingua scendere in me. Le sue parole avevano scatenato la parte animalesca in me. lo volevo più di prima.
Era mio.
Voleva me.
Non potevo lasciarlo andare.
Volevo essere piena di lui.
Mi avvinghiai a lui anche con le gambe, sentii il suo membro pronto per me. sentivo il suo fiato corto quanto si staccava da me per respirare.
Fu l’apoteosi quando le sue mani si scagliarono sul mio corpo.
Lo bramava, centimetro per centimetro. Sentivo la sua voglia di me, su di me.
Appoggiava la sua bocca al mio orecchio scandendo il suo ritmo affannato del respiro.
<Edward non voglio essere razionale… Non con te… Voglio te… Voglio amarti come non ho mai amato in vita mia.>
Fu la fine.
Non alzò neanche la testa, lo sentii slacciare la cintura, sentii il contatto con la sua pelle, mi mandò in estasi. Sempre su di me, armeggiava con le mie mutandine. Fino a che non sentii il rumore di uno strappo.
E poi lui fu in me.
Furono stelle per i miei occhi, farfalle per il mio stomaco, brividi per il corpo.
Lui si mosse, ritmato dalla sua voglia, tanto da farmi perdere l’idea dell’equilibrio, lo seguii, fu una cosa di quelle difficili da descrivere a parole, era favoloso, brutale, piacevole, stuzzicante e soddisfacente.
Mi fissava come se fossi la sua preda. Mi toccava come se fossi il suo premio.
Non so neanche quanto durammo a fare l’amore, fu un momento eterno o un’eternità di minuti in cui lui era in me e io sentivo lui. L’incontro delle nostre anime.
Fu amore.
Fu il sentimento che mai prima d’ora avevo mai provato.
Fu favoloso.
Quando lui fu sul punto più alto della sua eccitazione mi sussurrò di lasciarmi andare a quell’ultimo orgasmo della notte…
Si accasciò su di me.
<Sc… Scusami…>
Cercai il suo con le mani lo trascinai davanti al mio.
<Amore mio io prima di stasera non ho mai provato sensazioni simili. Di cosa devi scusarti?>
<Ho perso la testa…>
<Con me puoi perderla spesso, anzi no… sempre!!!>
Ero felice, appagata. Ma i suoi occhi non manifestavano le mie stesse sensazioni.
<Dimmi che non ti ho fatto male. Dimmi che non ho esagerato. Tu mi mandi in bestia. Scateni in me sensazioni mai provate prima.>
<Io ti prometto che ti dirò tutto ma prima che capiscano che la porta è chiusa non è meglio riaprire e sistemarci?>
<Ok.>
Lo vidi mesto rivestirsi, mettersi le scarpe, ripassare la mano sui suoi splendidi capelli, e chinarsi per raccogliere ciò che era rimasto delle mie mutandine.
Risi osservandolo mentre le raccoglieva, il suo viso trapelava espressioni di incredulità.
Le gettò dentro alla sua borsa del portatile e andò ad aprire.
Si avvicinò a me.
<Vuoi farti una doccia?>
<Si. Con te però…>
<Bella smettila.>
<Edward non rompere l’incanto che hai creato.>
<Almeno rivestiti, vuoi che ti porti della biancheria pulita?>
<No mi alzo e faccio da me. Ma tu rasserenati. Io ho bisogno di tranquillità!!!>
<Ora lo dici eh????>
Andai in bagno ridendogli in modo malizioso.
Quando tornai in stanza lo vidi alla finestra, pensieroso, una mano in tasca e l’altra a reggere la sua fronte appoggiata al vetro.
<Ehi bel pensieroso…>
<Tutto a posto Bella?>
<Mai stata meglio prima…>
<Smettila…>
<Ascoltami bene Dottor Masen. Tu non puoi portarmi alle stelle e un attimo dopo per i tuoi sensi di colpa del cazzo buttarmi sotto ad un ponte.>
Lui si voltò verso di me.
Mi fissò in modo brusco.
Prese la sua borsa e uscì dalla camera.
Mi lasciò impietrita, senza repliche.
Mi accasciai a terra. Fu un colpo al cuore. Fu buio.
…
Alice POV
Il cellulare prese a vibrare…
<Alice sono Helen, c’è un problema. Miss Swan…>
Guardai Jasper… <Edward. Chiamalo.>
<Helen che succede???>
<Sono andata a fare il giro notturno per le misurazioni e l’ho trovata stesa a terra priva di sensi, tuo fratello non c’era… Scusa se ti ho disturbato, ma ci siete solo voi come referenti in caso di necessità.>
<Hai fatto bene Helen, ma Edward l’hai chiamato?>
<Ha il telefono spento! E lei nonostante la flebo di glucosio non si riprende. Ha la pressione bassissima, ho già avvisato il Dr. Shepherd che purtroppo è fuori città, ma mi ha dato le indicazioni terapeutiche!>
<Io sono già in macchina, tu insisti a chiamare Edward.>
<Va bene Alice.>
…
Edward POV
<Dr. Masen… C’è un problema in ospedale, come sente questo messaggio la prego di mettersi in contatto con noi o con sua sorella Alice. Grazie Helen>
Il mio cuore duro come un macigno smise di battere.
Sentii le scale scricchiolare. la mia vecchia stanza era intatta da come anni prima l'avevo lasciata per andare all'università.
<Edward, sei qui... Ti stanno cercando tutti! Caro che succede, sei impallidito.>
<Nulla mamma. Un problema in ospedale e io ho tenuto il telefono spento. >
<Ero qui proprio perché Alice era preoccupata, è stata tutta la notte in ospedale e mi ha chiamata poco fa cercandoti. Che sta succedendo Edward? Problemi al lavoro?>
<No mamma. C’entra una ragazza, la mia ragazza. Sono uno stupido, imbecille, pauroso e sto ancora qua per paura di sapere che è stata male a causa mia.>
<Dov’è il mio piccolo principe paladino di tutte le compagnette di scuola?>
<Mamma ho paura.>
Sospirai a lungo inginocchiandomi davanti a colei che mi faceva sentire il preferito dei tre figli nonostante non fossi suo figlio biologico.
<Edward, io non so nulla di questa storia, non ce ne hai parlato. Avrai avuto i tuoi motivi, ma devi alzare la testa e affrontare tutto. La paura è una piccola debolezza, ma tu la devi affrontare. Alice mi ha pregato di dirti di correre in ospedale. E tu ora ti lavi il viso, ti vesti di panni puliti e affronti questa tua paura!>
Mi prese il viso tra le mani, facendomi alzare, cercando la mia fronte per un piccolo bacio sigillo delle sue parole.
<Non sei un codardo Edward. Sei il mio ometto preferito. Credo in te piccolo mio.>
Arrossito per i suoi continui vezzeggiativi, andai in bagno di corsa mi preparai.
Con il cuore in gola e la macchina che correva da se, passai da casa mia, avevo da farmi perdonare la mia rabbia. E con un dono per il mio amore, giunsi in ospedale.
Saltai sopra a chiunque fosse nel mezzo dovevo arrivare da lei.
Arrivai alla sua stanza…
…
Bella POV
<Bella apri gli occhi sono Alice, ti prego.>
Sentivo la sua mano fredda a contatto con il mio polso.
<Bella che succede… Svegliati, devi raccontarmi dov’è Edward… Non si trova, è sparito, non è a casa sua, da qua sembra volatilizzato. Che succede, Jasper che devo fare???>
<Alice, tesoro calmati. Prova a sentire con Esme, magari Edward è da loro.>
<Hai ragione…> Sentii il rumore dei tasti e di nuovo…
<Mamma… Dimmi che Ed è li con voi…> <Bene digli che qua c’è un’emergenza, che è tutta la sera che lo cerchiamo. Mi raccomando io ti devo lasciare…>
Aprii gli occhi…
<Dov’è??>
Con un filo di voce le mormorai la mia richiesta.
<Oh Bella, finalmente, lo abbiamo trovato. Ma come ti senti?>
<Voglio Edward…> La mia voce rotta dal pianti, singhiozzi pronti a sconquassarmi il petto. L’assenza di lui mi procurava una fitta al cuore. Dalla finestra nuova luce, doveva essere la mattina della dimissione, e invece come imbambolata e persa ero li in quel letto. E Edward? Perché se ne era andato, perché non era li, perché non era a casa sua?
<Bella calmati, devo capire che è successo? Perché Edward ti ha lasciata qui da sola? Avete litigato??? Edward non è tipo da reazioni plateali e abbandoni…>
Le sue parole a trafiggermi ancora di più. Ero stata io a provocarlo, a provocare la sua parte disinibita e renderlo animale in ogni situazione. E da animale ferito mi aveva abbandonata.
<È colpa mia.>
E mi chiusi in un pianto silenzioso. Di quelli da straziare l’anima. Di quelli che neanche lui avrebbe placato.
<Io richiamo il Dr. Shepherd…>
Ero in uno stato confusionale tale da vivermi quella scena come in un’esperienza extracorporea e dall’alto osservavo la mia stanza.
Alice era uscita dalla stanza, la sentivo vociare al telefono. Sentivo la sua voce agitata chiedere dosi di medicinali da somministrarmi.
Tornò da me.
<Bella, il Dr. Shepherd ha detto di darti un calmante. Purtroppo è fuori e non riesce ad arrivare prima delle nove. Ma io starò qua... Con te… Se non vuoi stare sola…>
La sua voce era carica di tensione.
<Tanto, prima o poi, tutti si stancano di me… >
Il mio stomaco prese a contrarsi, stringersi fino a sentire la nausea invadere la mia gola, il mio naso e vomitai l’impossibile.
Alice mi sorresse in preda a questo mio attacco.
Jasper corse a chiamare l’infermiera di turno.
<Bella calmati, rilassati e vedrai che anche il tuo corpo reagirà di conseguenza. Ti prego, cerca di aiutarti.>
Sentii le braccia cedermi, le gambe informicolarsi.
<A-Alice, non mi abbandonare…>
Arrivarono Jasper ed Helen, cambiarono il letto, Alice mi portò in bagno.
Sembravo un cadavere. Lo specchio rifletteva una persona dal colorito sbiadito. Un pallore esagerato che spariva ogni mio tratto. Risaltavano solo gli occhi gonfi dal pianto.
Quando uscimmo dal bagno, appoggiata ad Alice mi trovai davanti due occhi allarmati, spalancati, del mio colore preferito. Erano i suoi occhi increduli per la scena trovata in stanza. Jasper ed Helen intenti a pulire il letto. Il mio corpo retto da Alice. Alice stravolta. I miei occhi la dicevano lunga sul mio stato.
<Co-cosa ho fatto…>
Lo vidi cadere in ginocchio, le mani alla tempia a torturarsi. La rosa che aveva in mano si posò a terra.
Io corsi da lui, volevo scusarmi.
Mi accasciai accanto a lui.
Vidi Alice accompagnare Helen e Jasper fuori dalla stanza.
<Edward ricordati che è debole e che devo somministrargli un po’ di panacea.> Alice quasi in un ringhio rivolta al fratello.
Avvicinai le mie mani alle sue, le tolsi dalla sua splendida chioma e le portai sul mio viso.
<Se stai con me il dolore non esiste Edward. Ho sbagliato a provocarti, non avevo capito, non so che fare. Il mio desiderio è talmente tanto che tu non hai idea di che cosa mi spingi a pensare o fare. Ma ti prego non mi lasciare mai più. Ho sentito l’abbandono nel cuore, e non ha retto.>
<Bella scusami. Bella ti prego. Scusami. Scusami. Bella ti prego.> Sussurrava alle mie labbra queste parole come fossero le ultime di un condannato a morte.
<Baciami Edward.> il suo alito colpì il mio volto e la mia lingua cercò di lui.
<Bella, tutto ciò che vuoi. Sono un maledetto fifone. Ho avuto paura delle mie reazioni, ma senza te… Non ho il coraggio di rimanere senza te. Mi hai stregato. Sono cera nelle tue mani. Non mandarmi via. Non posso saperti lontana da me. ho sbagliato. Ho fatto un casino. Ma è solo perché tu crei in me sensazioni nuove non controllabili e mi sento smarrito, in balia del vento. Non so gestire questa mia irruenza e non vorrei mai farti del male, offenderti o ferirti come ho fatto ieri notte.>
<Non hai fatto nulla di quello che stai dicendo. Mi hai amata. E io non voglio non amarti.>
Prese la rosa da terra. La rosa rossa, quella che lui voleva ribattezzare con il mio nome.
<Perdonami anima mia.>
<E tu non lasciarmi mai più.>
Si alzò in piedi. Mi aiutò ad alzarmi. Mi fece stendere nel letto. Chiamò Alice.
<Devo fare una chiamata e sono qua da te in men che non si dica!>
<Promettimelo Edward.>
<Amore mio... promesso>
Alice arrivò con due bicchierini, squadrò il fratello che lasciò la stanza e lei si avvicinò a me.
Alice arrivò con due bicchierini, squadrò il fratello che lasciò la stanza e lei si avvicinò a me.
<Prendi Bella ti aiuterà. Ti devi rilassare e questo è un tranquillante.>
<Grazie…>
<Mi spieghi che mi combinate voi due?>
<Alice. Ha paura. Dice che gli creo reazioni irrazionali. Che non sa gestirle. Ha paura.>
<Ok. Normale. Siete all’inizio. In quegli occhi stupidi ho visto una luce mai vista prima. Ha sbagliato e lo glielo farò capire in tutti i modi ma tu cerca di capirlo se puoi.>
<Alice, io lo amo. Sono nulla senza di lui.>
<Altra cosa… non voglio più sentirti dire che ti abbandonerò. Non succederà mai. Se vuoi, quando avrai bisogno ci sarò. Sarò pronta a darti una mano.>
Non fui capace di risponderle. Abbassai gli occhi. Mi porse i due bicchierini.
Presi la medicina. Mi ristesi sul letto.
<Vediamo di mettere nell’acqua questa rosa… certo che mio fratello è proprio scemo… ha impedito a tutti di toccare le sue rose ed ora nel giro di due giorni due splendidi esemplari recisi… devi averlo proprio stregato Bella…>
<Mi ha incantato Alice…>
<Ops… Parli del diavolo…>
<Alice devi preparare la dimissione di Bella. Ho chiamato Shepherd. Gli ho spiegato tutto e ci lascia uscire lo stesso.>
<Mi sa che voi due abbiate bisogno di una badante!!!>
<Aliceee!!!>
Io assistetti alla scena ma non ebbi le forze di aprir bocca.
Sentii le mani di Edward accarezzare le mie guance.
<Dormi piccola, quando ti sveglierai partiremo.>
Aprii un occhio a ricordare il suo sorriso. Dio se mi era mancato.
<Non far…lo pi…> e mi addormentai.
Edward POV
Era li stesa assopita dal calmante.
<Edward che cazzo ti è preso?>
Alice era tornata a controllare Bella.
<Alice ho perso la testa. Avevo paura di averla ferita, fisicamente e non solo… Ho avuto paura di averla traumatizzata. Shepherd me lo aveva detto che ogni mia reazione può condizionare il suo stato d’animo. E io me ne sono fregato. Ho avuto paura e sono scappato!>
<Edward l’amore non è razionalità. L’amore è quella cosa che ti fa fare cose stupide. Ti fa passare notti in bianco. Ti fa tremare al suo della sua voce. Ti fa sussultare al suo tocco. Non puoi controllarlo.>
<È tutto nuovo per me.>
<E devi viverlo in modo positivo o ti logora. E Bella ha bisogno di te. È fragile. Ha reagito male all’abbandono. Chissà che cosa ha vissuto… Tu devi essere quello forte per voi due. Tu devi reggere le sue pene. Ti ama. Ha paura quanto te. Ma se tu le facessi del male lei non sopravvivrebbe. Devi essere più che convinto che lei sia l’amore della tua vita!>
<Alice… quando me ne sono andato da questa stanza, quando ho perso la testa, ho guidato tutta la notte, ho imprecato contro me stesso per il gesto meschino. Ma avevo paura della sua reazione per tornare indietro. Non me lo perdonerò mai. E d’ora in poi sarà sempre con me. Non lascerò che si senta persa. Fino a che mi vorrà al suo fianco.>
<Bene fratellone, pensaci bene. Perché sarei costretta a picchiarti!>
Mi accarezzò la spalla e uscì dalla stanza lasciandomi con la mia unica ragione di vita.
Presi la mano di Bella, le baciai ogni piccola parte, ogni piega. Continuai a sussurrargli di perdonarmi.
Vidi il suo sorriso allargarsi e distendersi.
Il mio sole era con me. non dovevo più temere nulla. E mia sorella, dimostrandosi per l’ennesima volta molto più saggia di me, mi aveva infuso tanto coraggio da poter tornare il piccolo principe che tanto decantava mia madre.
Avevo la mia piccola rosa da custodire e amare…
Mi venne in mente l’analogia della storia che mia madre mi leggeva sempre e ricordai le righe in cui si parlava della mia Bella:
“C'erano sempre stati sul pianeta del piccolo principe dei fiori molto semplici, ornati di una sola raggiera di petali, che non tenevano posto e non disturbavano nessuno.
Apparivano un mattino nell'erba e si spegnevano la sera. Ma questo era spuntato un giorno, da un seme venuto chissà da dove, e il piccolo principe aveva sorvegliato da vicino questo ramoscello che non assomigliava a nessun altro ramoscello.
Poteva essere una nuova specie di baobab. Ma l'arbusto cessò presto di crescere e cominciò a preparare un fiore.
Il piccolo principe, che assisteva alla formazione di un bocciolo enorme, sentiva che ne sarebbe uscita un'apparizione miracolosa, ma il fiore non smetteva più di prepararsi ad essere bello, al riparo della sua camera verde.
Sceglieva con cura i suoi colori, si vestiva lentamente, aggiustava i suoi petali ad uno ad uno. Non voleva uscire sgualcito come un papavero.
Non voleva apparire che nel pieno splendore della sua bellezza. Eh, si, c'era una gran civetteria in tutto questo!
La sua misteriosa toeletta era durata giorni e giorni.
E poi, ecco che un mattino, proprio al levar del sole, si era mostrato.
E lui, che aveva lavorato con tanta precisione, disse sbadigliando:
"Ah! Mi sveglio ora. Ti chiedo scusa... sono ancora tutto spettinato..." Il piccolo principe allora non poté frenare la sua ammirazione: "Come sei bello!" "Vero", rispose dolcemente il fiore, "e sono nato insieme al sole..."
Il piccolo principe indovinò che non era molto modesto, ma era così commovente! "Come fai ad essere così bello?"
"Vedi, io sono un fiore e sono una creazione della natura, e in quanto tale sono perfettamente simmetrico..." "Non capisco" rispose il piccolo principe spiazzato dall'uscita del fiore." Ora ti spiego" disse superbamente il fiore. "In natura esistono tantissime simmetrie" "E a cosa servono? " "Beh, a fare i fiori belli, non c'è dubbio. Una simmetria della natura è qualcosa che il sole ci ha dato e che nessuno potrà mai imitare.
Tutto, in natura, nasce da una simmetria. Tante cose in natura sono simmetriche, sai? "" Cosa ?" " Ad esempio le stelle marine, i fiocchi di neve, le celle degli alveari delle api e i cristalli...l'uomo! "
"Mai stata neve né api sul mio pianeta "
Il piccolo principe però era attirato dai discorsi del fiore. " Tutti gli esseri viventi sono belli e simmetrici sotto diversi punti di vista... io, ad esempio, sono colorato e le simmetrie dei colori dei miei petali mi fanno bello".Così l'aveva ben presto tormentato con la sua vanità ombrosa. Per esempio, un giorno, parlando delle sue quattro spine, gli aveva detto:
"Possono venire i leopardi, con i loro artigli!""Non ci sono leopardi sul mio pianeta " aveva obiettato il piccolo principe "e poi i leopardi non mangiano l'erba"."Io non sono un'erba", aveva dolcemente risposto il fiore.
"Scusami". "Non ho paura dei leopardi, ma ho orrore delle correnti d'aria... Non avresti per caso un paravento? Alla sera mi metterai al riparo sotto a una campana di vetro. Fa molto freddo qui da te... Da dove vengo io..."Ma si era interrotto.Era venuto sotto forma di seme.
Non poteva conoscere nulla degli altri mondi. Umiliato, aveva tossito un paio di volte per mettere il piccolo principe dalla parte del torto. "E questo paravento?" "Andavo a cercarlo, ma tu mi parlavi!" Allora aveva forzato la sua tosse per fargli venire dei rimorsi. Così il piccolo principe, nonostante tutta la buona volontà del suo amore, aveva cominciato a dubitare di lui." Avrei dovuto non ascoltarlo" mi confidò un giorno "non bisogna mi ascoltare i fiori".Basta guardarli e respirarli. Il mio, profumava il mio pianeta, ma non sapevo rallegrarmene. I fiori sono così contraddittori!
Ma ero troppo giovane per saperlo amare.” La mia Bella non era vanitosa, ma in tutto e per tutto rispondeva alla descrizione fatta da de Saint-Exupéry nel suo libro.
Mi appoggiai con la testa sulla sua pancia e mi abbandonai alla stanchezza della notte insonne e tremenda appena vissuta.
Grazie a stefygrafic 77 per l'enhanced sempre splendido!!!!
2 commenti:
MA COME??????????? CI LASCI COSI???????????? MA SEI IMPAZZITA??? NN VA BENE PATTZ SEI SADICA AGGIORNA PRESTO .....E MI SCUSO SE NN COMMENTO.. UN PC UNA KIAVETTA X TRE TUTTO DI MIO FIGLIO STO A CASA SUA.ANKE IO MI SAREI SENTITA MALE DOPO UN SESSO IN QUEL MODO E ABBANDONATA DA UN ED CON STI C***I DI SCRUPOLI. SEI BRAVISSIMA...A NN SO QND <3 <3
Decisamente mi sarei sentita male pure io dopo una roba del genere, mi viene il mal di pancia solo a leggere!!! Bellissimo questo capitolo, mi è piaciuto veramente tanto, molto dinamico...brava!
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