Edward POV
Facemmo una doccia interminabile, io e la mia piccola… La magia era nell’aria e lei si stava rilassando sotto le mie cure. Il suo corpo reagiva ad ogni mio passaggio di spugna, anche se sembrava controllarsi per non andare oltre a ciò che quella sera le avevo già regalato.
<Edward…>
<Dimmi piccola…>
<è stato qualcosa di immensamente eccitante… tu le tue parole e i petali di rosa sul mio corpo. Tu non immagini che effetto e che potere hai su di me>
<Oh piccola… posso immaginarlo, perché è lo stesso effetto che tu fai a me…>
Dopo averla aiutata a sciacquarsi i capelli, uscii prendendole l’accappatoio e vedendola tremare mi decisi ad infilare il mio per poi prenderla in braccio e portarla nel letto. Presi altre coperte, il phon e mi stesi accanto a lei.
<Vestiti amore mio che poi ci penso io a te…>
La vidi scegliere l’intimo e il pigiama, si vestì velocemente per poi stendersi di nuovo accanto a me.
Attaccai il phon alla presa accanto al comodino, la feci stendere sul letto con la testa sopra le mie gambe che tenevo incrociate sul letto cominciando a massaggiarle la testa sotto il caldo getto d’aria.
La vidi tremare. Allungai un braccio per prendere le coperte che avevo tirato fuori dall’armadio e l’avvolsi in un bozzolo. Era tenera. Piccola. Sembrava una bimba. Era la mia bimba. Dovevo prendermene cura.
Bella POV
Sapevo che i suo gesti erano riconducibili solo al fatto che provasse per me qualcosa di estremamente forte. Ero presa da quest’uomo. Non mi aveva ancora detto tutto. Sapevo che avrei dovuto chiedergli tante cose soprattutto relative al nostro primo incontro, ma non era ancora arrivato il momento. Come non era arrivato il momento di parlargli di Mike. Era sparito. Non mi aveva più cercata, non che mi desse fastidio, ma sapevo che la cosa doveva aver a che a fare con l’incontro di Edward.
Pure Angela era sparita. Non mi aveva cercata. Potevo essere sparita. In questo silenzio c’era qualcosa di innaturale.
Avevo promesso a Edward di guarire, di pensare a me stessa e forse lui aveva chiesto ai miei amici di rispettare questo mio momento. Mi aveva promesso che saremmo stati noi due soli e da quello che avevo visto e provato fino a quel momento Edward non avrebbe mai infranto la sua promessa.
E ora? Mi coccolava come se fossi una bimba piccola, avvolta in un groviglio di coperte, era intento ad asciugarmi i capelli. Lo amavo, ogni giorno di più.
Quando ebbe finito, mi riempì la fronte di baci dolci e caldi. Chiudendo gli occhi per goderne, sentii le forze mancare e mi addormentai.
Edward POV
Era sfinita, si addormentò non appena finii di asciugarle i capelli. Mi fermai a fissarla. Era così dolce e indifesa. Non avrei più permesso a nessuno di toccarla o di farle del male. Ma la cosa fondamentale ora era portare di nuovo il suo fisico in forma e poi viverci.
La sistemai sotto le lenzuola, coprendola bene. Era talmente esile, sembrava una bambola di ceramica. Poi mi distesi accanto a lei. L’abbracciai. Lei si mosse e si modellò addosso a me. le posai un ultimo bacio sulla fronte e poi mi addormentai anche io.
La mattina arrivò mostrando qualche raggio di sole dalle tende semi aperte. Io ero ancora stretto alla mia Bella e lei si teneva stretta a me. Cominciai a darle piccoli baci sulle guance, sul naso, quando la sentii muoversi e mugolare di piacere.
<Buongiorno principessa, riposato bene?>
<Mmm… non parlare…>
Spostò le sue mani sulle mie guance e avidamente si attaccò alla mia bocca.
La sua lingua calda, attorcigliata, affamata, che danzando e intrecciandosi con la mia sembrava volersi staccare dal suo palato per entrare nel mio. Una voglia improvvisa di farla mia mi colpì. La sua lingua a mi stava dimostrando che il mio desiderio era anche il suo.
Mi strofinai su di lei con tutto il corpo. Lei su di me. Due serpenti che facevano la danza dell’amore, intrecciandosi tra loro. Così noi due. Non c’ero più io, non c’era più Bella. Eravamo una cosa sola.
Poi si staccò da me improvvisamente.
<Dopo la terapia.>
E senza dirmi altro si alzò e sparì dietro la porta del bagno.
Mi mandava in estasi.
Corsi alla porta.
<Sei una donna sadica, pazza, ma sei mia e quando ti avrò, mi pregherai di smetterla. Non ti darò tregua. Sappilo.>
La sentii ridere.
<Ti prego fallo ancora…> Le mie mani sulla porta e un orecchio attaccato a quell’ostacolo tra noi, godevo delle sue risa.
<Non smettere di ridere, sei bellissima. Il tuo volto sereno è un miracolo. Non smettere ti prego.>
Un rumore di chiave.
La porta si aprì e Bella con il più bello dei sorrisi sul viso si avvicinò a me.
<Sei tu che mi regali la serenità per sorridere>
E abbracciandomi si strinse a me per diversi minuti.
Il tempo era indefinito quando i nostri corpi si toccavano.
Un sospiro da parte sua.
<è ora di far colazione.>
Sbuffai ma poi ripensai al viaggio e alla meta che ci aspettava.
…
Facemmo la valigia e scendemmo. Lasciammo il bagaglio al concierge che fece preparare la macchina. Lasciai Bella ad osservare alcune bacheche nella hall, io mi avvicinai alla reception con la scusa dei documenti e istruì il receptionist su quello che Bella avrebbe dovuto trovare sul tavolo della colazione.
<Mi concedi una sigaretta e poi facciamo colazione?>
Bella si voltò verso di me e in un attimo mi fu davanti. Uscimmo all’esterno, era una splendida giornata. Io mi appoggiai ad una colonna e lei si sistemò addosso a me abbracciandomi.
<Dovrò scrivere tutto in un diario, sono troppe le emozioni che mi fai vivere e ho il terrore di scordarmi qualcosa.>
Sorrisi a queste sue parole.
<Amore ne avrai finché vorrai e non permetterò che tu possa dimenticare nulla.>
Dandole un bacio sui capelli la riportai nella hall.
<Colazione?>
<Si Edward il mio stomaco comincia a brontolare.>
Le aprii le porte del ristorante. Il cameriere ci fece segno di seguirlo.
Sul tavolo era stata appoggiata una rosa rossa. La sua rosa. Presa da quel fiore cominciò ad accarezzarne i petali. Rimasi ad un passo da lei. Lasciandole un momento tutto suo. Vide il biglietto.
“Se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro.
Tu sarai per me unica al mondo, e io sarò per te unico al mondo.”
Con Amore
Tuo Edward…
<Oh Edward come potrei non addomesticarti, sei e sarai per sempre mio>
Si era voltata verso di me, le sue labbra a muoversi sulle mie.
<Tuo. Per sempre.>
L’abbracciai stretta a me.
Il bacio si prolungò, non avevamo più bisogno di cibo ma solo di noi, delle nostre bocche che dapprima dolci e poi più passionali, si muovevano all’unisono a mangiarsi dalla voglia di noi.
Poi ricordai di essere in un ristorante e frenai il bacio.
<Ci guardano. Solo per questo ti fermo.>
Lei capì e si sedette.
Il cameriere ci servì la colazione.
<Mangia amore mio, il viaggio è ancora lungo.>
Mi sorrise, la vidi tuffare il naso in un cappuccino all’italiana. Quando allontanò la tazza aveva impresso sul labbro superiore la schiumetta di latte e caffè. Sorrisi alla situazione. La presi per il mento, l’avvicinai a me.
Mi incollai al suo labbro superiore per succhiarlo e pulirlo con ingordigia.
<Uhm… Dr. Masen… Contegno>
Appoggiò la bocca al mio orecchio
<Rischia di farmi eccitare seduta stante e non le conviene, so essere pericolosa e spudorata se mi si provoca poi non rispondo più di me>
E ridendo si accomodò accavallando le gambe. La mia piccola stava facendo la gattina.
Mi imposi il controllo.
<Finisci di mangiare micetta che poi ti faccio fare le fusa, ma ricordati che già mi devi qualcosa da stamattina!!!>
Si fece subito seria.
<Ops…>
Stavolta risi io di gusto.
Finimmo di mangiare e la presi per mano.
<Andiamo…>
E con la mia vita al mio fianco risalimmo in macchina verso la nostra felicità.
Edward POV
Come una bambina davanti al banco delle caramelle, Bella si stava godendoil viaggio, osservando tutto ciò che passavamo. Era uno spettacolo per gli occhi. Poi accese la radio. Una dolce canzone partì e la sentii cantare.
A squarciagola verso il cielo e io non potei che assecondarla. Cantavamo assieme, come due matti.
Bella mi stava mostrando un nuovo lato del suo carattere, quello speciale e spensierato. Era capace tutte le volte di stupirmi.
Cantavamo e sul volto di Bella era stampato un sorriso, grande, vero, era a dir poco splendente. Il mio sole personale brillava con me.
Con lo sguardo verso la strada sfrecciavo sereno quando,ad un tratto, sentii Bella appoggiarsi alla mia spalla.
<Giurami che sarà sempre così…>
<Solo se tu lo vorrai amore mio…>
Mi baciò la guancia e finì di cantare la canzone, rimanendo appoggiata a me.
Dopo qualche ora di viaggio avevo necessità di fermarmi e anche di mangiare.
Un cartello indicava l’uscita per Sacramento.
<Hai fame piccola?>
<Uhm… si di te…>
<Ehi micetta stai all'' occhio perché il lupo cattivo quando meno te l’aspetti arriva e ti prende…>
<Uh che brividi…>
E ridemmo di nuovo…
Parcheggiai davanti ad un market.
<Che ne dici di fare qualche provvista e mangiare un tramezzino all’aria aperta?>
<Tutto quello che vuoi Edward>
<Bene… allora spesa al market… vieni…>
Scendemmo dall’auto e ci dirigemmo nel negozio.
Passammo in rassegna tutte le schifezze possibili e immaginabili, Bella aveva assaggiato di tutto e ad ogni scaffale trovava qualcosa che le piaceva in modo particolare. Poi si girava verso di me, e come una madonnina pentita mi chiedeva “Mi farà male?”. Mi faceva ridere, era buffa e solare. Avrei voluto registrare il suo viso e fare in modo che fosse sempre così.
Prendemmo tante caramelle, mi aveva confessato di andare matta per quelle gommose. Poi la parte adulta che ancora era in me fece preparare dei panini, comprai qualche lattina di coca cola e dell’acqua.
Pagai e con due buste piene di ogni ben di dio uscimmo cercando un posto tranquillo.
Frugando in una delle due buste, Bella prese una lunga liquirizia e poi saltellando come un folletto scappò avanti verso la macchina.
<Bella… Guarda… C’è un parco proprio dall’altra parte della strada…>
<Muoviti pelandrone…>
Saltellava come una cavalletta da una parte all’altra…
<Prendiamo una coperta…>
Si avvicinò a me, aprì gli sportelli dell’auto, ci appoggiai le buste e presi il nostro pranzo. Infilai tutto in una delle due buste e mi girai verso Bella, presi la sua mano e dopo aver chiuso l’auto ci dirigemmo verso il parco.
Mano nella mano come due adolescenti, sorridenti per quella “scampagnata” improvvisata arrivammo a trovare un posto sotto una vecchia quercia. Stendemmo la coperta e ci sdraiammo sotto quel magnifico sole che ci stava scaldando.
Prese dalla busta i due panini e poi le bibite. Mangiava e rideva, aveva un sorriso che avrebbe potuto fare invidia a chiunque e me ne beai perché era tutto mio.
Mangiammo anche tutta una serie di “schifezze” e ci dividemmo l’altra liquerizia lunga. Mi venne in mente la scena di Lilly e il vagabondo.
Io ero sdraiato su un lato appoggiato con un gomito a terra, lei come una gattina si muoveva piano piano, ad ogni piccolo morso della caramella si avvicinava. Nei suoi occhi malizia. Nel suo corpo tanta sensualità e io fui preso da mille scosse e brividi. Ma quando fummo labbra contro labbra, con un scatto felino si alzò. Cominciò a correre.
Non era possibile.
Mi aveva lasciato lì, eccitato dalla visione di lei pronta a saltarmi addosso come una felina e invece mi aveva illuso.
D’istinto mi alzai e cominciai ad inseguirla.
Come si accorse della reazione, Bella accelerò il passo.
Poi la vidi nascondersi dietro ad una fontanella.
Si accasciò a terra. Corsi da lei. Oh mio dio era svenuta di nuovo. Mi avvicinai a lei.
<Bella amore… Bella sono qua ti prego, apri gli occhi…>
La vidi muoversi, infilò una mano nella vasca della fontanella e mi schizzò dell’acqua addosso.
Quando capii che cosa fosse successo, lei era già davanti alla fontanella pronta a buttarmi acqua addosso.
<Dottorino?!!? Che fa lì impalato… ha paura di bagnarsi un pochino…??>
Mi alzai e correndo verso di lei mi feci bagnare, ma non l’avrebbe passata liscia…
Era diventato un girotondo attorno alla fontana. Io ero praticamente fradicio. Mi aveva praticamente lavato. Mentre lei… lei era ancora asciutta.
La fissai negli occhi. Dovevo distrarla. Dovevo trovare il modo per bloccarla. Mi tolsi la maglietta bagnata e gliela lanciai.
Rimase immobile di fronte a quella scena. Aveva la mia maglia tra le mani e la bocca aperta.
“I mei giorni spesi in palestra danno i loro frutti” pensai.
Scattai su di lei. La presi per la vita e mi avvicinai con le labbra pericolosamente alle sue. Quando fui ad un soffio da lei, la feci sbilanciare e le infilai la testa sotto l’acqua della fontanella.
Le sue grida miste alle mie risate furono un suono dolce ed eccitante. Era mia. Avrei potuto addomesticarla. Proprio come diceva il piccolo principe.
Quando la mia vendetta fu terminata la feci alzare e questa volta mi avvicinai a lei per baciarla sul serio. I suoi capelli bagnati, il suo viso colmo di goccioline, la sua maglietta dalla quale traspariva tutto…
<Sei indecente piccola mia… il tuo corpo non può essere mostrato in questo modo…>
L’abbracciai stretta a me affinché nessuno, a parte me, potesse vederla così bagnata e sensuale.
<Baciami…>
Mi fissai sulle sue labbra e sulla sua richiesta.
<Sei il mio diavolo tentatore lo sai? Finirò all’inferno a causa tua.>
<Saremo assieme anche lì…>
Posai le mie labbra sulle sue. Bella cominciò a sospirare in preda alla frenesia per quel contatto. Mordicchiò le mie labbra, cominciò a strofinare la sua gamba sul mio cavallo e le sue mani presero a stringere i miei capelli.
<Ti voglio, qui, ora.>
Nei suoi occhi il fuoco.
<Bel… la…>
Le sue labbra a scivolare lungo la mascella, mentre la sua lingua lasciava una scia infuocata lungo il passaggio. Era fuoco sulla mia pelle e io bruciavo per lei.
Scese sul collo, sospirai a quel contatto.
Fece per staccarsi da me.
<Resta qui. Ferma. Ti prego.>
<Cerchiamo un angolino per noi…>
<Bella ti prego resta qua.> Le mie labbra sulle sue < Sono completamente eccitato. Non muoverti da me…>
Vidi le sue guance avvampare.
<Amore mio… lo sento. Ti sento e vorrei averti dentro di me…>
<Bella cazzo, così non mi aiuti!>
<Ma io non voglio aiutarti io voglio farti godere e godermi il mio spettacolo personale…>
<Cazzo non ce la faccio così…>
<Dottore non sia indelicato si trova di fronte ad una signorina…>
Il suo sopracciglio rialzato a sottolineare la sua volontà nel proseguire al gioco.
<Bella tu mi farai morire uno di questi giorni…>
<Bene dottore, ora mi girerò e lei mi abbraccerà da dietro tenendosi stretto a me. arriveremo alla coperta e li le darò sollievo… promesso>
Sentivo il sangue bruciare al suo lento scorrere. Mi aveva stregato. Non c’era alternativa. Inarcai il collo al pensiero del suo “sollievo”.
La mia erezione pulsava e non ne voleva sapere di calmarsi.
Così decisi di assecondare Bella abbracciandola. Lei appoggiò la schiena al mio petto e ci avviammo al nostro albero.
Mi sdraiai e lei fu subito su di me.
<Non voglio che le altre donnacce vedano quanto tu sia super dotato… uhmmm dovremmo rimediare a tutto ciò mio piccolo principe…>
<C’è troppa gente attorno a noi… Bella fermati…>
<Tu resta qua sdraiato, dammi le chiavi della macchina e poi vedi la tua gattina cosa riesce a farti!!!>
La vidi correre verso la macchina.
Pochi minuti e fu di nuovo da me.
<Cambi puliti per tutti e due e una coperta in più per ripararci da occhi indiscreti…>
Mi fece l’occhiolino. Mi passò il cambio. O meglio una maglietta pulita.
Lei cambiò sotto la coperta e quando fu a posto tornò su di me, coprendomi.
Avvicinò la sua bocca al mio orecchio.
<Ora penso a te amore mio…>
E lentamente portò la sua mano sui miei pettorali, la sentii scendere piano piano verso il centro della mia eccitazione…
<Sono quasi delusa Dottore… è riuscito a calmarsi quando ha ancora accanto a sè la sua gattina… Non va bene!!!>
E fu la fine.
La sua mano allentò la cintura, fece scivolare i bottoni dalle asole e si infilò all’interno dei boxer.
Sentirla dopo tanto averla desiderata mi mandò fuori di testa.
Ansimavo. Forse in modo troppo rumoroso tanto che lei fu costretta a tapparmi la bocca con l’altra mano.
Inarcai il collo. Mi sembrava tutto così surreale.
<Zitto o le coperte serviranno a ben poco…>
Cominciò a massaggiare la mia asta, dapprima in modo lento e lascivo per poi dare ritmo e farmi toccare il cielo con un dito.
Non riuscivo a proferir parola. Mi stava facendo godere e io stavo perdendo la testa.
La fermai.
La ribaltai con le spalle sulla coperta.
Con la mia mano le presi i polsi e glieli posai sulla coperta sopra la sua testa.
Con l’altra le sfilai pantaloni e slip.
<Prendimi Edward. Fammi tua.>
E così la penetrai… Bocca sulla bocca a placare i nostri gemiti.
Spinte profonde rallentate. Movimenti sussultori impercettibili per non dare nell’occhio.
Il suo fiore era un continuo contrarsi dagli spasmi, tanto da darmi continui attimi di godimento.
<Edward vieni con me…>
Ed esplodemmo assieme.
Mi accasciai su di lei.
<Tu sei pazza Isabella Swan e mi stai portando alla pazzia.>
Lei rise di questo.
<Ti amo piccolo principe>
<Ti amo piccola mia.>
5 commenti:
mi sa ke ci vuole una bella doccia...fredda!!!!!
ecco mi domanda xkè io ho una dottoressa ;););) voglio anch'io il dottoreeeee....quel dottore!!!!
Ti dico solo questo mi son strozzata...._______________________________________________________________________________nn ho parole!
ciaoooo..mi piace molto questo racconto,ma io adoro questi due.sei brava a scrivere,ciaoo a presto.maria50.
Santa Madre Erella, ma ogni volta è peggio...o meglio...non saprei dire...tutte le volte questi due mi sconvolgono la giornata....mio marito ne sarà contento...ahahah!! Bravissima! Alla prossima...tra un po' anche il mio seguito...
Mah mah mah......mi hai uccisa!!!! Grande Erellina...Irene Flippy
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