Edward POV
Guidai per un paio d’ore. Lei dormiva. Lei sorrideva nel sonno. Lei, la mia rosa, era con me.
“Dovrei paragonarti a un giorno d'estate?
Tu sei ben più raggiante e mite:
venti furiosi scuotono le tenere gemme di maggio
e il corso dell'estate ha vita troppo breve:
talvolta troppo cocente splende l'occhio del cielo
e spesso il suo volto d'oro si rabbuia
e ogni bello talvolta da beltà si stacca,
spoglio dal caso o dal mutevol corso di natura.
Ma la tua eterna estate non dovrà sfiorire
né perdere possesso del bello che tu hai;
né morte vantarsi che vaghi nella sua ombra,
perché al tempo contrasterai la tua eternità:
finché ci sarà un respiro od occhi per vedere
questi versi avranno luce e ti daranno vita.”
Non so che cosa mi stesse succedendo ma tutto ciò che la riguardava lo ritrovavo negli insegnamenti di Esme, quasi volesse prepararmi a questo grande amore.
Passavamo ore nella mia cameretta, lei mi leggeva ogni tipo di poesia o storia che mi aiutasse a capire ogni specie di amore in modo da farmi capire quanto fosse grande il suo nei miei confronti e che magari non sarebbe stato l’unico tipo di amore che avessi potuto conoscere.
Ora, a distanza di anni, il mio Amore era qui in macchina con me. Pronta ad affrontare una grande prova.
Dopo tre ore di viaggio entrammo a Portland. Cercai indicazioni sul mio navigatore satellitare per un hotel. Il più vicino era il Crowne Plaza Hotel. Telefonai per sentire se avessero camere libere, ne confermai una tutta per me e la mia Piccola.
Dopo poche indicazioni vidi l’Hotel. Mi fermai con l’auto davanti all’ingresso. Ci venne incontro il fattorino. Svegliai la mia piccolina.
<Tesoro sveglia. Andiamo a riposarci un po’ e domani mattina riprendiamo il viaggio.>
<Sono una penosa compagnia…> disse stiracchiandosi sul sedile della Volvo.
Corsi ad aprirle lo sportello, scese sorreggendosi a me. Aveva gli occhi pieni di sonno.
<Vieni Piccola ci registrano e poi potrai continuare il tuo sonno.>
<Edward, in realtà io avrei un po’ di fame.>
<Allora ci registriamo, doccia e poi ristorante… Che ne dici?>
<Mi piace!!!>
Abbracciai la mia piccola e assieme entrammo in albergo. Terminata la registrazione, il concierge ci comunicò gli orari per la cena e diede al fattorino la nostra chiave. Lo seguimmo.
Gli lasciai la mancia e lui ci lasciò nella nostra stanza.
Avevo fatto in modo che ci fossero i nostri fiori. Avevo chiesto le nostre rose rosse.
Come vide il mazzo di rose in camera, si girò verso di me e facendomi l’occhiolino mi rivolse uno di quei baci puri e sinceri come lei. Si girò di nuovo per affondare il naso tra quei fiori forti ma delicati come lei…
<Bella una doccia rivitalizzante per tutti e due??>
<Uhmmmm… Che bella idea!!>
<La mia Piccola… Rischiamo di far tardi. Doccia e basta… Fila in bagno!>
Una pacca sulla sua natica ad invitarla a sbrigarsi. Avevamo solo mezz’ora.
…
Uscì dal bagno avvolta in una nuvola di lino bianca. Capelli sciolti, morbidi ricadenti sulle spalle. Un sorriso strappato ad un angelo.
<Andiamo?> mi disse.
La sua scia ipnotica di profumo mi fece alzare dalla poltrona.
<Andiamo piccola.>
Scendemmo nella sala ristorante, ormai vuota, data l’ora. - Meglio – pensai, intimità. Io e lei. Questo doveva essere per noi l’apice. Il momento giusto per conoscerci, per guarire e trovarci.
Non volevo affrettare le cose, avrei proceduto a piccoli passi, ogni cosa sarebbe andata al suo posto e lei sarebbe guarita. Così avremmo iniziato la nostra nuova vita a due…
<Ehi piccolo principe, dove vola la tua testolina?>
La sua mano ad accarezzare il dorso della mia e i suoi occhi a chiedere attenzione.
<Qui con te amore mio.>
Cenammo in tranquillità, era serena, la vedevo sorridere ad ogni boccone, aveva accettato questa mia imposizione.
La vidi stiracchiarsi, avevamo finito di cenare. Io mi presi un caffè e poi salimmo.
Era di fronte a me, si stava incamminando verso l’ascensore. Avevo la sua schiena che sinuosa mi precedeva. Ondeggiava. Un richiamo. Le mie mani sui suoi fianchi. Le sue sulle mie.
<Riposo Dottore!!!>
<Questo non toglie che io possa toccarti…>
<Non quando le sue mani accendono le mie voglie…>
Si era girata verso di me, labbra contro labbra a suggerirmi quelle parole.
<Le sue mani Dottore…> il suo labbro inferiore torturato dai suoi denti… <…mi fanno sentire…> il suo collo teso all’indietro… <…calore…> le sue gambe a piegarsi strofinando le mie… <…pienezza…> la sua mano sul mio fondoschiena… <…soddisfazione…> l’altra sulla mia evidentissima erezione.
Pigiavo sul tasto dell’ascensore. Impazienza.
<Be… Bella… Ti prego…> un nodo in gola.
<Oh Dottore… Ma è colpa delle sue mani…> Ora le sue mani sul mio petto, ad esplorarlo…
<Sono loro a cercarmi… Proprio come ora…>
Aveva ragione. Perso dalle sue insinuazioni, le mie mani si erano impossessate di lei, presa per il suo splendido fondoschiena l’avevo attirata a me, stringendola. Le mie mani avevano vita propria.
<Dottore non aveva detto che voleva solo toccarmi?? Io sento altro…>
La mia pazienza, la mia fermezza, mandate K.O. in un sol minuto. Presi Bella sulla spalla come un sacco di patate. La parte mia animalesca stava esplodendo. La ragazza mi aveva provocato troppo e meritava una punizione.
Le porte dell’ascensore si aprirono.
Lei con il volto rivolto verso la schiena mentre i suoi esili polpacci che sgambettano sul mio torace.
<Dottoreeeeeee!!! Mi lasci scendere!!!!>
Era arrivato il mio momento di giocare. Lei non lo trovava più divertente? Non lo so. So che ad un certo punto in ascensore smise di opporre resistenza.
All’improvviso le sue mani sulla mia schiena mi provocarono brividi infiniti. La sentii tirare via la camicia dai pantaloni, intrufolarcisi sotto. Le sue calde mani su di me avevano l’effetto di una scossa elettrica.
Con la voce che si faceva roca a causa del suo tocco sussurrai…
<Bella finiscila o questa volta ti farò svenire per la mancanza di ossigeno!!>
La sentii sorridere, ma evidentemente la mia minaccia non l’aveva spaventata.
Quelle minuscole dita scesero per i miei jeans, dentro ai boxer…
<Bella!>
<Dottore lei ha un culo che parla glielo hanno mai detto?>
<Bella!>
<Mi sta dicendo che stasera vuole affrontare un certo discorso con me…>
<Pure presuntuosa la mia Bella!?!?!?>
Ridemmo assieme… ma la mia voglia di lei stava creandomi dolori al cavallo dei miei jeans.
Sempre con lei sulla spalla, scendemmo dall’ascensore diretti verso la nostra stanza.
Sapevo che avrei dovuto aspettare, ma mi aveva provocato in maniera esagerata, i miei ormoni non erano più in grado di calmarsi.
Entrai in camera. La buttai sul letto. Mi ci fiondai sopra. Era la mia dea e io la volevo. Lei si era fatta seria, non più vivace e maliziosa. La fissavo. Occhi negli occhi.
<Ora dimmi di nuovo che sei solo mia. Che mai mi lascerai. Che mai desidererai fare questo con un altro uomo. Che non puoi fare a meno di me. che da quella sera in albergo quel Mike è sparito per sempre dalla tua vita. Che i tuoi orgasmi sono solo per me. Che la tua voglia è solo per me. Che i tuoi seni vogliono solo le mie mani. Che il tuo collo trema solo al mio tocco. Che le tue labbra avranno solo le mie.>
La mia voce viaggiava a toni bassissimi, ma lei seguiva ogni mia parola fino a che non la vidi torcersi dal piacere…
<Ancora Edward, parlami in questo modo… fammi sentire tua… solo tua…>
Ancora a cavalcioni su di lei, abbassai le mie braccia per scendere con le mie labbra sul suo orecchio.
<I tuoi gemiti devono essere solo per me, per il mio tocco, causati dalle mie mani che sfiorano il tuo corpo. Dimmi che sei solo mia. Sentirai giorno e notte la mia voglia di te e ti porterò dritta dritta in paradiso se solo tu lo vorrai…>
<Lo voglio Edward…>
<Cosa vuoi Bella?>
<Voglio che tu mi faccia urlare dal piacere…>
<E se ti facessi godere senza toccarti? Il tuo Dottore può mandarti in estasi anche solo con le parole…>
<Oh si… Parlami Edward. Fammi morire su questo letto…>
Mi stesi di fianco a lei…
<Spogliati Bella, solo per me…>
Con gli occhi fissi sui miei si tolse lo splendido abito bianco e lo spettacolo fu un corpo tremante in biancheria semplice, ma altamente sexy. Lei lo era… In ogni cosa che faceva, che fosse uno sguardo, un gesto. Dio se lo era!!!
Stava per togliersi le mutandine…
<Quelle mi servono. Lasciale…>
Le sue mani a cercare il fermaglio del reggiseno… <Ti aiuto… vieni qua… sarà l’unica volta che sentirai le mie mani sul mio corpo per questa sera…>
Si girò di schiena per essere aiutata…
Quell’inutile aggeggio di cotone volò per terra…
<Sdraiati qui accanto a me… Rilassati amore mio… >
La vidi distendersi e socchiudere gli occhi, sembrava la preda in attesa del suo carnefice.
Inglobai più ossigeno che potevo e cominciai la mia lenta tortura.
Posai una mano sul suo ventre, ma senza toccarlo. A pochi centimetri dalla sua pelle.
Un brivido sulla sua pancia. Prolungato. Fino a ripercuotersi sulla mia pelle.
<Non ti tocco ma tu già reagisci. Senti il mio calore. Si propaga su tutto il tuo corpo, ma io non ti tocco. Io sono qui accanto a te, voglio trasmetterti il mio piacere facendoti sentire che puoi godere di me a distanza.>
La mia mano stava salendo verso il suo cuore, all’altezza del seno, quando vidi la sua pelle incresparsi. Mi avvicinai al suo capezzolo e ci soffiai sopra delicatamente.
Lo vidi reagire irrigidendosi mentre Bella si torturava le labbra, quasi a trattenersi.
<No amore mio, non ti trattenere… non ti tocco per cui è importante che tu ti lasci andare. Devi sentire e vivere tutto.>
Un grande sospiro… le sue labbra libere… le mie a qualche centimetro di distanza.
<Ora voglio che ti concentri sulle mie labbra… che immagini il loro tocco sulla tua pelle… voglio che tu ricordi cosa ti provocano…>
Il suo collo inarcato mi dava sollievo… ci stavo riuscendo…
Alzai lo sguardo.
Sul tavolino in camera un vaso pieno di rose. Mi alzai.
I suoi occhi sgranati.
<Aspettami non perdere la concentrazione…>
Presi due rose.
Tornai accanto a lei…
<Chiudi gli occhi amore mio!!>
Presi la prima rosa, le tolsi tutti i petali, e li posai sulla sua pancia. Uno per uno. Caricando il suo corpo di gemiti per il tocco tanto atteso.
Poi la seconda rosa era tra le mie mani.
Cominciai a sfiorarla partendo dalle braccia, salendo dal polso per arrivare al gomito, dove mi fermai nella piega interna…
Piccoli cerchi…
Grandi sospiri da parte sua…
Poi risalii, fino alla spalla e arrivai all’incavo della scapola…
Indugiai su quelle sporgenze fino a sentirla gemere…
<Dimmi amore mio ti piace?>
<La tua è una dolce tortura… Ma non ne posso fare a meno…>
Con la rosa scesi tra i suoi seni…
Piano, in modo atroce direi…
<Bella, pensa alle mie dita, qui, tra i tuoi seni, a quello che potrei farti se potessi toccarti…>
La sua schiena improvvisamente si inarcò e dovetti combattere con me stesso per non toccarla e farla mia in quell’istante. Sapevo che la mia erezione pulsava e non mi dava tregua, ma avevo promesso un orgasmo a Bella, poi avremmo pensato a me…
Con la rosa scesi sul suo ombelico e strofinai la rosa all’interno.
<Qui ci metterei la lingua, calda e vogliosa… e succhierei il bordo fino a sentire l’odore della tua pelle fino in gola.>
<Edw… Edward siii…>
Era pronta, era mia…
La stavo spingendo al limite…
Ma non mi bastava…
Ripresi il mio viaggio verso posti ancora più sensuali…
Passai la rosa sulle sue mutandine…
Mi avvicinai con il naso sulla sua intimità, ad inebriarmi il naso di lei.
<Il tuo odore… mmmmmm… solo sentirlo nelle mie narici mi fa venire…>
Le sue cosce a strofinarsi l’una contro l’altra…
<Così Bella… senti la tua voglia che sta per esplodere…>
<Ed… > gli morì in gola il mio nome…
<Togliti le mutandine… da sola…>
Velocemente le fece scivolare lungo le sue gambe… Stava per buttarle via dal letto, ma le presi. Le strinsi al mio naso…
<Voglio ubriacarmi di te…>
Poi tornai su di lei… Verso la sua intimità… prima con la rosa. A sfiorarle le labbra intime, per poi soffiare delicatamente in lei.
<Edward siiii…>
Stava per prendermi per i capelli ma mi allontanai…
<Non mi devi toccare… Da sola piccola mia… Vieni per me…>
Si aggrappò disperatamente alle lenzuola, la sua schiena sembrava volesse uscire da lei per quanto si inarcava, poi le cosce… strette a cercare sollievo… mentre con la rosa continuavo a stimolarla…
<Godi amore mio di questo tocco perché sarà l’unico che avrai stanotte…>
La mia voce si abbassò ancora di più. Sentivo la mia erezione pulsare.
Continuai a soffiare su di lei e lei improvvisamente cominciò a tremare urlando come una forsennata per quel piacere che tanto desiderava e le avevo regalato in modo totalmente nuovo.
Alla vista di lei, in pura estasi non riuscii a trattenermi e come un quindicenne assolutamente inesperto venni anche io. Incapace di reagire mi abbassai sulle sue gambe, quasi a vergognarmi di ciò che mi era successo…
<Ehi Dottore a quanto pare lo spettacolo è piaciuto anche a lei…>
Ridicolizzando la cosa con lei ridemmo di gusto e le risalii accanto per abbracciarla.
<Ti amo piccola.>
<Ti amo dolce Edward.>
Ricoprendola con le lenzuola mi spostai da lei.
<Non andare…>
<Bella… devo… cinque minuti, il tempo di una doccia e sono da te…>
Non volevo rovinare la magia, ma avevo combinato un piccolo guaio per cui la doccia era d’obbligo.
<Falla con me… Ti lavo solo la schiena e poi torniamo a letto…>
Il suo sorriso mi aveva ipnotizzato. Dio quanto l’amavo.
La presi in braccio e ci infilammo nella doccia…
4 commenti:
wow tu sei pazza...ho il sangue alla testa mi vuoi vedere morta...pulsazioni a mille...dottor masen ho bisogno di te...me la paghi Pattz!!dovrò avere un intervista tra poco..mmmm!!cosa risponderò voglio un dottoreeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!! tvb mery!!
cavolino,ino,ino,inoino..... qui urge un secchio di ghiaccio!!!!! :-)
Ancora una volta il dottor Masen ci fa venire le caldane...bentornato...ci è mancato molto!!!!!
.....hai capito il Dottore????!!!!M'infilo dentro il frigo direttamente....
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