martedì, settembre 6

capitolo 18 - Adii





Stava alleggerendo il mio cuore, le mie giornate, la mia vita. Edward era la mia medicina. Vivevo queste sensazioni non sempre in modo positivo. Mi aspettavo da un momento all’altro la fregatura. Non avrei retto. Scendemmo dalla macchina, mi aggrappai a lui stringendomi forte al suo petto.
<Non lasciarmi. O ,se proprio lo devi fare, fai in modo che sia il meno doloroso possibile…>
<Bella che stai dicendo??? Come potrei mai lasciarti andare?>
<E' tutto troppo bello e so che prima o poi mi sveglierò…>
Quasi con le lacrime agli occhi alzai il volto verso di lui. Le sue mani si strinsero sui miei capelli, intrecciate a non uscirne più. Si avvicinò in modo lento e logorante. Sapeva sempre come aumentare la mia voglia di lui.
Quelle labbra, dolci, carnose, morbide… sarei morta in un suo sospiro pur di avere impresse nella mente quelle labbra come ultima visione.
<Bella sono tuo. Sono arrivato a te per vie traverse, ma sono tuo e questo non cambierà mai.>
<Lo sai che mi devi ancora una risposta…>
Mi baciò.

Edward POV
Sentii i raggi del sole battermi sul viso. Doveva essere mattino inoltrato e io avevo dormito fin troppo. A dire il vero non ricordavo neanche di essermi addormentato. Mi stiracchiai tutto… mancava qualcosa.
Mi girai su di un fianco a cercare il calore della mia Bella.
Non c’era.
Il suo lato del letto era freddo.
Sul cuscino un biglietto.
Il mio cuore smise di battere.
“Edward, amore mio…
Io non sono brava come te in queste cose.
Per cui ti chiedo di leggere e capire queste mie parole.
Ti sono grata per quello che in poco tempo hai fatto per me.
Ma non posso.
Non è la mia vita.
Tu sei troppo importante per perderti dietro ad una causa persa come me.
Vivi la tua vita, il tuo successo e dimenticati di me. Sarà l’unico modo affinché io possa essere serena.
Non me la sento di andare oltre, ti sto chiedendo troppo e tu non sai neanche chi sono.
Ci ho pensato tutta la notte, ti ho osservato a lungo e mi sono chiesta che ci facessi accanto a te.
Tu puoi avere di meglio.
Scusami. Bella”
Una stilettata al cuore mi avrebbe fatto meno male.
Saltai giù dal letto. Imprecai il suo nome con tutta la voce che avevo in gola.
Vidi il portone chiuso. Fermo. Se ne era già andata. Mi aveva già lasciato e anche il mio cuore mi stava per farlo.
Mi lasciai cadere sulle ginocchia.
Non sentii dolore. Non sentii più nulla. Si era portata via tutto di me. Nulla era più come prima.
Cominciai a sentire i polmoni che singhiozzavano a ritmo con le lacrime che stavano bagnando il mio viso.
Vidi entrare Jasper quasi in affanno. Quando realizzò il mio volto si pietrificò.
<Bella…>e io abbassai lo sguardo.






Isabella POV
Parlammo tutta la notte.
Poi sentii il suo respiro profondo sui miei capelli. Alzai lo sguardo e lo sorpresi dormire.
Era un adone. Splendido. Meraviglioso.
Stava rinunciando al lavoro per me.
Stava rinunciando alla sua vita per me.
Stava rinunciando a tutto per una sconosciuta.
Una che mai al mondo avrebbe potuto star accanto ad un essere così speciale.
Cosa ci stavo facendo accanto a lui? Che destino avrei potuto riservargli?
Non ero degna di lui, ma lui sembrava deciso a non lasciarmi andare…
Dovevo prendere una decisione.
Era troppo, lui meritava di meglio.
Presi carta e penna e scrissi. Quasi non riuscivo dal tremore che mi era preso. Così respirai a fondo e buttai giù due righe, da vera codarda, e lasciandole sul cuscino, presi la mia roba e mi defilai.
Una codarda. Ecco cosa ero.
Neanche la faccia tosta di dirglielo in faccia.
Ma con il tempo avrebbe capito che non ero la persona giusta per lui.
Presi il suo cellulare, chiamai un taxi. Mi girai verso quella divinità dormiente per imprimere neii miei occhi quella visione.
<Addio amore mio.>e presi la porta di casa per uscire.



Girovagavo inutilmente per la città in cerca di chissà che cosa quando arrivai alla stazione dei treni.
Presi a guardare il tabellone delle partenze.
Forks.
La mia piccola e tranquilla Forks. Potrei tornare a casa. Chiedere aiuto a Mike per il mio vecchio lavoro. No. Non avrebbe funzionato.
Phoenix.
La città di mia madre. Quella bacchettona. Pronta al giudizio. Non avrei mai cambiato la mia libertà per tornare da lei.
L’alternativa…
<Dove cazzo credevi di andare!?!?!?>
Immobilizzata dal tono di quella domanda. Lui. La sua voce.
Mi girai. Piangeva.
Perché?
<Edward non posso limitarti.>
Poi l’assurdo. Due passi per avvicinarsi a me, inginocchiarsi e prendere le mie mani.
<Sono limitato senza te. Sono nulla senza di te. Non abbandonarmi. Non farlo se è vero che mi ami.>
<Alzati! Smettila di renderti ridicolo… per favore.>
<Bella non c’è cosa che non farei pur di riaverti con me. Dimmi che non provi nulla per me e ti lascerò in pace. Dimmi che questi giorni hai finto e ti metterò sul primo treno per chissà dove. Ma se è vero ciò che mi hai scritto, se è vero che mi ami, amami standomi accanto senza scappare. Affrontiamo queste paure assieme. Ti prego non andartene per paura di provare ad amare…>
Fu impossibile restare ferma davanti a quella richiesta. Mi inginocchiai di fronte a lui…
<Perché non ha il minimo senso... che tu possa amarmi. Perché io sono un’inconcludente, un’inconcludente e basta, sono... niente.>
<Bella... tu sei tutto per me, tu sei... tutto per me. Da quel nostro incontro sul terrazzo dell’albergo non ho più avuto possibilità di scelta. Ero improvvisamente tuo, sono tuo, e lo sarò per sempre.>
Questa volta fui io quella presa dal momento e imprigionai il suo viso tra le mie mani per baciarlo, per prendermelo, per diventare una sola cosa.
Fu un momento di passione solo nostro, anche se attorno a noi come formiche gironzolavano persone. Quel momento solo nostro non poteva essere interrotto.
<Ehmmm….>
Fu così invece. Alle spalle di Edward c’era Jasper e si era sorbito tutta la scena. Non l’avevo visto e quando alzai gli occhi distogliendomi dal bacio di Edward, avvampai di vergogna. Affossai il mio viso sul collo di Edward.
<Piccola non farmi più una cosa del genere, ne morirei…>
Ancora appoggiata a lui le mie labbra gli solleticarono l’incavo del collo…
<Edward perdonami>
Si alzò, mi sollevò portando un braccio sotto le mie ginocchia e l’altro alla schiena. Vidi Jasper avvicinarsi al mio trolley.
Rimasi chiusa sul suo collo non so neanche per quanto.
Arrivammo a casa. Mi sembrava fosse passata un’eternità.
<Grazie Jasper, ci pensi tu ad avvisare gli altri? Bella deve riposare e voglio vegliare su di lei…>
<Quando pensi di partire?>
<Quando Bella ne avrà voglia…>
Forse Edward pensava io dormissi. Forse anche Jasper. Ad un tratto quelle parole colmarono la mia inutile ansia, lui avrebbe vegliato su di me.
Scese dall’auto senza farmi staccare da lui… Numeri da circo pur di stringermi tra le sue braccia e io non volevo staccarmi da lui.
Entrò in casa facendomi sobbalzare un po’, mi mossi e lui fissandomi con le labbra mimò “Dormi piccola mia”…
Mi portò nella nostra stanza. Mi fece stendere sul letto. Lo sentii subito accanto a me.
Le sue lunghe dita accarezzavano il mio volto. Leggere, leggere, per poi scendere verso il collo. Poi ancora sul braccio, sul fianco, e non capii più nulla.
Mi attaccai alla sua bocca. Cercai la sua lingua. Navigai in quella splendida apertura. Avevo bisogno del suo odore. Del suo essere uomo, gentile, amoroso, irruento… tutto in un mix letale. Il mio mix letale.
<Amami Bella. Amami come se oggi dovesse essere il nostro ultimo giorno e ti prometto che saremo felici per sempre.>
<Tu, anima mia bella non cambiare. Voglio tutto di te Edward, ma dovrai spingere la mia paura ad andarsene. Non ho paura di te amor mio, ho paura del mio debole cuore.>
<Sentiamo un po’ che ha questo cuoricino…>
Appoggiò l’orecchio al mio petto.
<Effettivamente è un battito fin troppo accelerato… a rischio direi…>
Rideva e scherzava. La sua voce era miele per le mie orecchie. Sarei stata ore ad ascoltare la melodia del suo timbro…
Lo attirai a me.
<Baciami sciocco… fammi tua per sempre.>
Sentii le sue dita percorrere tutto il mio corpo. Io mi incollai alla sua schiena quasi a diventare un tutt’uno con lui.
Fronte contro fronte. Le mie gambe attorcigliate alle sue. La sua erezione forte a premere sul mio sesso. L’istinto mi fece tirare indietro il collo, facile preda delle sue labbra.
Le sue mani sui miei slip. Sentii uno strappo…
<Ops…>
Ridendo gettò fuori dal letto il brandello delle mie mutandine. Mi eccitava quando si mostrava irruento.
Io cercai di togliergli i boxer…ma lui riprese le mie mani e le portò al suo collo…
<C’è tempo…>
Un ringhio dal suo petto.
Spalancai gli occhi, un brivido lungo la schiena alla vista dei suoi occhi che ardevano come carboni accesi.
Sentii l’eccitazione bagnarmi ancora di più.
Prese le mie mani, mi fece girare appoggiando la schiena al materasso. Scese con il naso a sfiorare il collo, i miei seni e poi sempre più in giù. Ombelico, monte di venere e poi lì, al centro della mia eccitazione, al centro del mio essere donna.
Per la prima volta in vita mia, avevo qualcuno che amava tutto di me. La cosa mi piaceva ancora di più.
Era chino su di me, sulla mia voglia.
<Profumo della mia donna.>
Lo sentii inspirare a fondo sulla mia intimità.
<E' tutto per me questo? Raccontami Bella, dimmi che cosa ti fa eccitare così tanto?>
Una folata di imbarazzo prese il mio volto.
Sentii i suoi occhi su di me, vide la mia difficoltà.
Risalì il mio corpo.
Si appoggiò a me.
Tenero. Dolce.
<Amore mio. Verrà il giorno che capirai che non devi vergognarti… ma se non vuoi rispondermi, nessuno ti obbliga.>
Cominciò ad accarezzarmi le tempie, i capelli. Vibrai di nuovo sotto il suo tocco.
Facemmo l’amore, per tutta la notte, con calma, senza crisi da parte mia e senza fretta da parte sua, fino a che mi addormentai tra le sue braccia. Ero completa. Avevo ancora paura, ma con lui tutto sarebbe passato. Avevo il cavaliere dall’armatura scintillante a sorreggermi.

Edward POV
Ci eravamo amati tutta la notte. Poi lei crollò tra le mie braccia. Non c’erano state crisi ma io non potevo rischiare. Dovevo pianificare la partenza per Redondo Beach. Questa volta avremmo deciso insieme. Non avrei mai più forzato Bella nelle scelte che la riguardavano e che riguardavano la nostra vita a due.
Era mattino inoltrato quando mi svegliai.
Il suo viso beato e rilassato era ancora contro il mio petto. Era con me. Non se ne era andata questa volta.
Ero un disperato senza di lei accanto, ma ora era qui con me.
Stava sorridendo nel sonno. Avrei voluto essere parte integrante del suo sogno.
Mi alzai piano piano, scesi in cucina , preparai caffè succo e dei toast…
Misi tutto su un vassoio… mancava qualcosa… la sua rosa…
Mi fermai in cima alle scale appoggiai il vassoio a terra e cercai la rosa rossa più bella tra le tante del vivaio…
<Finirai per non averne più da coltivare se continui così…>
Era incantevole.
Aveva il mio pullover addosso.
Era così bella che mi imbambolai a fissarla. Lei si avvicinò. Mi prese la rosa dalle mani e si sedette vicina al vassoio…
<Mi fai compagnia, vita mia?>
Mi sedetti accanto a lei.
Divorammo la colazione e poi sempre seduti sulle scale le chiesi che intenzione aveva.
<Vuoi andare a Redondo? Siamo ancora in tempo. Basta che mi dica che vuoi fare…>
La vidi abbassare la testa.
<Partiamo. So che non tarderanno ad arrivare altre crisi, per cui prima l’affronto meglio è per tutti e due…>
<Bene… oggi relax e domani si parte.>
Un sorriso sulle sue labbra mi aiutò a capire che da parte sua c’era la voglia di andare avanti e cercare di costruire qualcosa di concreto.
La mia piccolina era con me.

2 commenti:

Trilly ha detto...

Bellissimo Erella...molto toccante, commovente, ma anche così passionale..non mi stancherò mai di dirtelo...brava, e sono veramente curiosa di vedere come si evolverà questa storia! Baci

Unknown ha detto...

trilly grazie... sei sempre attenta!!!
ps. Aspetta e vedrai!!!