Mi dovevo essere addormentata, anche abbastanza pesantemente. Mi stiracchiai sul posto stendendo le braccia ma non sentii la sua presenza. E mi appoggiai sui gomiti per cercarlo. Voltavo lo sguardo per tutta la stanza, non riuscivo a vederlo. Sentii delle voci in lontananza. Lo trovai, appoggiato alla ringhiera del terrazzino intento a parlare al cellulare. Era preso, lo vedevo gesticolare, muovere al vento quelle sue meraviglie, l’unica cosa che riuscii a capire, fu quella di pretendere con urgenza un qualcosa che però non mi fu chiaro. Avevo voglia del suo calore. Mi mancava, quasi come l’ossigeno. Mi alzai e mi vestii delle lenzuola, che sapevano ancora di lui. Lo raggiunsi, lui si accorse di me perché inciampai sul lenzuolo e nel cercare un appiglio feci traballare la porta a vetri del terrazzino. Alzai il viso imbarazzata, ma lui si era girato verso di me, e nonostante fosse ancora al telefono, allungò la sua mano verso di me e mi mostrò uno di quei sorrisi da togliere il respiro. Mi affrettai accucciandomi al suo petto. Aveva una camicia di troppo addosso, volevo sentire il brivido che mi provocava il contatto con la sua pelle. Non fui accontentata, così rimasi abbracciata a lui ad assaporare il suo profumo e a sentirmi completamente al sicuro nel suo abbraccio.
Parlava a monosillabi e terminò la chiamata dopo circa una ventina di minuti. Quando gettò il cellulare sul tavolino, mi avvolse anche con il braccio destro, rimasto a lungo, troppo, distante da me.
<Buongiorno piccola mia. Come stai?>
<Meglio>
<Non affaticarti. Ascolta, oggi alle 11.00 c’è il brunch di chiusura al quale devo per forza andare. Poi partiremo. Io starò con te, non ti lascerò più. Pensi di poter resistere per un paio d’ore in mia assenza?> Pensavo mi prendesse in giro in realtà, ma, alzando gli occhi fino al suo viso, mi resi conto che si era fatto molto serio in attesa di una mia risposta.
<Certo…>
<Terrò il cellulare in tasca e ad ogni piccolo problema tu mi chiamerai, promesso?>
<Certo e tu mi prometti di essere meno apprensivo e capire che vivevo anche prima di te?>
<Io non credo, comunque verrò a controllare solo nelle pause caffè ok?>
<Basta che queste tue incursioni si facciano interessanti…>
Lui sorrise, mi strinse forte a se e in un balzo mi prese in braccio. <Sei nuda, devi rientrare…> Mi accoccolai in quel dolce abbraccio, posando la testa all’altezza della sua spalla, il mio naso sul suo pomo, il suo profumo nelle mie narici e la mia voglia all’improvviso risvegliarsi. Mi irrigidii, inspirai per annusare a fondo il suo odore, e lui… <Bella ti serve una doccia?> <Con te???> Scosse la testa, come faceva a sapere sembrava stesse leggendomi nel pensiero. Rideva alla mia domanda e notando il mio sguardo deluso, avvicinò la sua bocca alla mia. <Quando starò tranquillo mi avrai tutto per te, ogni volta che vorrai, fuori e dentro la doccia, il letto, dove vuoi tu, ma cerca di resistere, per me è alquanto dura resisterti, tu poi non fai nulla per aiutarmi, io prima o poi potrei cedere e rischiare di farti del male.> Il suo tono era fermo e sembrava realmente impaurito dall'episodio della scorsa notte. Forse aveva avuto paura. Forse voleva avere conferme, forse… <Ti sembrerò sciocca, ma ho bisogno di sentirti Edward. Ho bisogno di te.> Terminai la frase abbassando lo sguardo per paura di chissà che… Lui mi adagiò sul letto, si adagiò su di me. Mi accarezzò in modo proibito per qualche minuto fino a che non si bloccò, prese le mie mani nelle sue e cercando i miei occhi con l’affanno tra le labbra mi disse <Piccola non lo senti quanta brama hanno le mie mani? Non senti la voglia tra le mie gambe? È tutto per te piccola mia. Ho solo l'angoscia di farti qualcosa di sbagliato. Qualcosa che in questo momento possa farti del male. Perdonami, ma non posso permettermi di perderti ora che ti ho appena trovata!>
Come una bambina che non ha ricevuto il regalino tanto ambito, mi alzai per andare in bagno e cercare di sistemare un po’ la mia figura. O per lo meno darle una parvenza di presentabilità.
<Che vuoi per colazione?> Mi urlò dalla camera…
<Fai tu!!> Sentii la porta del bagno aprirsi…
<Esigo che tu mi dica che cosa ti va di mangiare a colazione!>
Quello aveva tutta l’aria di un rimprovero bello e buono…
<Un cappuccino e un cornetto!?!?!> risposi quasi stizzita da quella sua pretesa.
<Devi nutrirti e la prima cosa è cercare tra le cose che ti piacciono.>
<Mi darai ordini? Sarai sempre così severo con me?>
<Solo fino a che non starai meglio… Solo allora potrai rifarti e punirmi ok?>
<L’hai detto…>
Di nuovo mi spalancò le braccia a cercare il mio abbraccio. Era così estremamente dolce da non poterne più fare a meno.
Terminai le mie operazioni in bagno e quando uscii avevano già portato la colazione in camera.
Due cappuccini cremosi, due brioche e il suo sorriso ad attendermi sul balcone della camera… Mi diressi verso di lui, non resistetti al suo sorriso sornione, che accompagnava la sua mano a cercarmi ad afferrarmi non appena fossi stata vicina a lui.
Facemmo colazione tra sorrisi e sguardi profondi. <Puoi riposarti prima del viaggio,così sarai fresca per il rientro, che ne dici?>
<Ho alternativa?>
<No!> e baciandomi sul naso si avviò verso il bagno. Io rimasi li, mi accesi la sigaretta e presi il quotidiano che probabilmente Edward si era fatto portare. Cercai dapprima l’oroscopo, poi le ultime uscite nei cinema e infine un po’ di gossip… Leggerezza, era il mio nuovo motto. Mi ero fatta convincere da Edward a pensare a curarmi, e un po’ di leggerezza curava la mia stanchezza mentale.
Sentii le sue mani calde e forti cingere le mie spalle, il suo mento appoggiarsi sulla spalla e il suo profumo inondarmi il naso. <Potrei inventare una scusa e non andare ma poi tu non mi resisteresti…> e baciandomi la spalla si diresse verso la porta.
Mi alzai di scatto. Corsi verso di lui. Urlandogli di aspettarmi. Dapprima si voltò impaurito, ma poi vedendomi arrivare in cerca solo di lui aprii le braccia e mi accolse.
<Torna presto da me. So già che mi mancherai!!>
<Oh Bella, che suono afrodisiaco hanno queste tue parole. Come posso torno da te. Tu non ti muovere da qui e poi sarà per sempre.>
Mi baciò. Uno di quei baci ricchi di desiderio, dove tutto era richiamo, magnetismo, voglia, un bacio solo nostro…
Le nostre lingue a mischiarsi in un tango…
Si staccò da me, fronte contro fronte, sussurrandomi sulle labbra:
<Quando tornerò riprenderemo il discorso… Devo andare Bella…>
Nonostante la mia smorfia si chiuse la porta dietro di sè e mi lasciò sola. Sentii un brivido lungo la schiena, pensai che forse dormendo avrei sopportato meglio l’attesa.
Mi accoccolai nel letto e cercai di rilassarmi pensando al suo abbraccio. In un attimo gli occhi divennero pesanti.
…
Mi svegliai di soprassalto… mi ero svegliata colpita da un attacco d’ansia… cominciai ad urlare. La paura prese il sopravvento. Cercai il cellulare. Non riuscivo ad essere lucida per capire che mi stava succedendo. Fino a quando sentii una folata di vento alle mie spalle e due forti braccia sollevarmi per poi cullarmi.
<Tranquilla Bella. Era solo un brutto sogno. Ora ci sono io con te.>
Non sapevo bene il perché ma avevo bisogno che lui mi cullasse, che lui mi facesse sentire al sicuro. O meglio, forse lo sapevo ma non era facile per me ammettere la mia debolezza in questo momento. E proprio in quel momento pensai a che scena penosa avevo appena reso partecipe Edward. Decisi di alzare il viso, asciugarmi gli occhi e cercare di ricordare qualcosa. Ma il sogno era svanito.
<Raccontami Bella che hai sognato di così orribile?>
Asciugai le mie lacrime, lo abbracciai e gli chiesi di lasciarmi andare in bagno.
<Sono qui dietro alla porta. Chiamami se hai bisogno.> <Devo solo lavarmi il viso>
Così feci, mi ricomposi sciacquando le guance e gli occhi, poi tornai da lui.
<Scusami era solo un brutto sogno… tra l’altro non lo ricordo neanche.>
<Meglio così> Preoccupato mi abbracciò.
<Io direi che sia il caso di fare le valigie Bella, tra poco arriva il taxi>.
Lo vedevo serio, lo percepivo assente, ma non mi abbandonava con lo sguardo neanche un minuto.
<Ti giuro dottor Masen che sto bene… Non ho fatto altro che un brutto sogno.>
<Sarà!!! Cambiati…è tardi>
<Ma io non ho cambi te l’ho già detto!>
<Io guarderei nell’armadio prima di rispondere…> e sorrise abbassano lo sguardo…
Sorpresa andai davanti alle ante, per spalancarle e trovarvi una splendida maglia tunica con pantaloni neri in similpelle… <Mah… Tu sei pazzo… e questi??? Come sono arrivati quassù???>
<In fondo non è difficile raggirarti piccola, quando dormi ti potrebbe passare sopra un tir che non te ne accorgeresti. Mi fai contento provandoli?>
<Ma non posso permettermi alcuna spesa ora, Edward.>
<Tu provali e lasci a fare a me…>
Imbarazzata da questa sua risposta corsi in bagno, e mi vestii dei pantaloni, misi anche la maglia, la sistemai lungo i fianchi. C’era ancora qualcosa che non andava… i capelli porca miseria non hanno verso!!! Ci ho dormito sopra tre giorni, sembrano un nido di rondine!!!- Allora buttai la testa all’indietro. Dovevo avere nel beauty un laccetto o qualche elastico. Trovai l’elastico nero, così decisi di legare i capelli con una coda alta e lasciare il ciuffo morbido. Un po’ di colore alle guance, mascara e… sarei uscita da quell’albergo con lui.
Non sapevo che ne sarebbe stato della mia vita, ma avevo deciso di fidarmi e non dovevo avere rimpianti. Era tardi per averne!
Inspirai più aria che potevo e via per uscire dal bagno e andare verso il mio chirurgo…
Aprii la porta, lui si era sistemato in fondo alla stanza di fronte alla porta del bagno proprio per godersi la mia uscita. Mani in tasca, nuca appoggiata al muro, e un sorriso di quelli da infarto.
Mi salii il panico ma quando lo vidi togliere le mani dalle tasche e chiedermi di raggiungerlo volai verso di lui.
<Ho paura Edward…>
<Di cosa piccola> mentre baciava i miei capelli e mi abbracciava forte forte.
<Che prima o poi anche tu ti stancherai di me.>
<Bella guardami.> prese la mia testa tra le sue mani e si avvicinò con il naso al mio. <Non potrei mai fare a meno di te, ci aspetteranno tempi bui, ma io non cederò. Avrò la pazienza di aspettare che tu guarisca e poi vivremo la nostra magica storia. Nel frattempo ci vorrà forza da parte di entrambi. Promettimi che lotterai per noi!>
Lo guardai così intensamente che la mia testa mi bloccò il respiro e cercò di assimilare ogni parola che mi aveva appena detto. Volevo memorizzarle per ricordargliele nel caso un giorno avesse deciso di abbandonarmi.
<Edward. Andiamo.>
Lo presi per mano, mi diressi verso la porta, prendemmo le valigie e ci dirigemmo verso la reception per il check out.
<Sig. Masen e Signora.> A sentire la sua voce mi avvamparono le guance. Rosso fuoco e poi viola, e poi blu…
<Il vostro taxi è appena arrivato>
Si girò verso di me, mi fece l’occhiolino, firmò e mi riprese la mano…
Mi sentivo pronta per questa nuova avventura, lui aveva ancora tante cose da dirmi e sapevo che prima o poi me le avrebbe svelate. Ci voleva tempo e lui mi aveva promesso di averne…
3 commenti:
Questo chirurgo è veramente un uomo meraviglioso, ma sono davvero curiosa di scoprire cosa affligge la nostra Bella e cosa l'aspetta...misterioso e romantico...brava Erella!
Quest'uomo è meraviglioso,a una dolcezza e una fermazza incredidile.....mi piace ora inizia la vita fuori nel mondo con tutti i problemi e le verità di ogniuno di loro. brava pattz!
Grazie del sostegno donne!!!!
siete favolose!!!!
Posta un commento