Oh oh… Dunque… l’ultima volta che ero stata con Mike era quasi tre mesi fa… e comunque eravamo sempre stati molto attenti. -Oddio e ieri notte???- pensai subito all’ingenuità della notte prima…
<Non può essere e comunque l’unica sciocchezza l’ho compiuta con te la scorsa notte…> e sentii lo stomaco forzare e far uscire tutto ciò che conteneva.
Edward assistette alla scena, non mi lasciava, mi sorreggeva, e fui quasi certa di aver visto i suoi occhi lucidi. Le mie parole più dure della pietra avevano fatto centro. Lo avevano ferito, ma in quel momento era proprio quello che mi serviva per fargli capire che non si doveva intromettere nella mia vita.
<Come stai piccola… ti riporto a letto?> Mi raccolse tra le sue braccia.
Cominciai a piangere come una bambina senza saperne il reale motivo. Mi aggrappai disperatamente alle sue spalle e lo sentii avvicinare le sue labbra alla mia fronte. <Sono qui. Permettimi solo di prendermi cura di te. Hai tanto bisogno di avere che qualcuno pensi a te, perché non mi fai entrare nella tua vita. Posso aiutarti, sollevarti, curarti, e credimi se ti dico che sei stata tu ad affascinare me…>
Perché mi parlava in quel modo, come se conoscesse il mio passato, la mia storia…
<Bella, ho qualcosa da dirti…>
Lo vidi diventare serio, quasi livido in volto. Mi fece stendere, mi coprì e poi si sdraiò accanto a me.
<Lasciami stare qui con te fino a che non avrò finito, dopodiché potrai insultarmi e prendermi a schiaffi e ti prometto che non obietterò. >
E i suoi occhi sfuggirono i miei…
<Bella, noi abbiamo degli amici in comune. Amici che ti amano alla follia ma che sono stanchi di vederti lottare contro tutto e tutti. Sono amici speciali che sapevano che ci saremmo incontrati, che ti avrei potuta trovare qua. Avrei dovuto avvicinarti e creare un contatto, avrei dovuto capire cosa c’è nella tua vita che non va. Si fidano di me e io invece mi sono fatto prendere dal momento e ti ho avvicinata ti ho presa e ti ho amata. Io lo so che ora ho rovinato tutto, che non vorrai più vedermi, ma tutto mi ha portato ad avvicinarmi a te. Sei un sole spento che ha bisogno di nuove energie e mi sento pronto a donarmi a te. Nella mia vita da single non ho mai dato peso alle carezze, al tocco delle mani femminili, alla dolcezza di un abbraccio. Ma tu stanotte hai scombussolato la mia intera esistenza. E se non mi vorrai sarò pronto ad uscire dalla tua vita per sempre. Anche se so che un’attrazione così forte sarà difficile da trovare. Ma ti prego non odiare chi mi ha mandato a conoscerti, lo hanno fatto per il tuo bene. Sono io ad aver approfittato della situazione.>
<Un sole spento…> di tutto ciò che mi aveva rilevato questa era la cosa che mi aveva abbattuto. Mi vedeva come un sole spento. Una di quelle maschere dal sorriso tirato, finto. Girai la testa dalla parte opposta e sentii i miei occhi gonfiarsi di lacrime, non sapevo che dire, che rispondere, che fare…
Quando mi accorsi che il mio petto batteva a ritmo dei miei singhiozzi, lo cercai. Avevo bisogno di lui. Lo cercai con lo sguardo e lo baciai. Per la prima volta in vita mia qualcuno mi diceva parole franche, e sapere dalla sua stessa bocca che io avevo fatto lo stesso effetto che lui aveva fatto a me, mi sbloccò e cercai avidamente le sue labbra. Non si negarono alle mie e furono farfalle nello stomaco, scintille nelle mani, vertigini in testa ma soprattutto attrazione come al loro primo incontro. Avrei mai potuto abituarmi a baciare queste labbra?
<Edward sono un casino, la mia vita è un casino.>
<Piccola, tu sei il mio diamante, ti sei incastonata nel mio cuore, non andrai più via da me, anche se molto probabilmente cercherai di fuggire da me.>
Le sue mani mi strinsero in un abbraccio forte, lo sentivo sicuro, quasi protettivo…
<Resta con me, ci penserò io a te…>
Sospirai…
<Devo rimanere fino alla fine per presenziare alla cerimonia di chiusura del convegno, poi ti porterò con me, ci penserò io a scoprire che ti succede ma tu devi farti curare, bisogna capire che hai… il prelievo che l’infermiera è venuta a farti era un semplice test di gravidanza. Ho pensato subito a quello. Quando arriveremo a casa…> <Edward fermati. Io non ti ho detto nulla. Non ti ho detto che quando potrò starò con te o uscirò da questa stanza con te. Io ti ho solo baciato perché è ciò che voglio ora. Non so che farò domani, dove sarò. Nella mia vita tutto è al negativo e sei l’unico che lotta per me. Io ho solo avuto una reazione alle tue parole. Te l’ho già detto sono un casino e mi vergogno per questo, ma non posso farci nulla, e no, non sono arrabbiata, ma vorrei saper chi sono gli amici in comune>
<Non posso. Bella. Quando torneremo a casa avrai tutte le risposte che cerchi.>
<E tu non me ne darai immagino…>
<lo farò piccola mia. Te lo prometto. Ma prima devo sapere che cosa c’è che non va in te.>
Non mi aspettai questa risposta e presa dalla delusione mi girai dalla parte opposta al viso di Edward. Sentivo le lacrime partire ma non volevo farmi vedere piangere, un’altra volta.
<Piccola tu non immagini neanche quanto desiderino toccarti queste mani, portarti alla follia, farti fremere come foglia al vento, ma ho paura, per te, di farti del male, di perderti… e non posso più fare a meno di te!>
E mi baciò.. di quei baci che solo a pensarci mi veniva caldo… turbamento e ancora più voglia di lui. Ma non so come, lui sapeva fermarsi, mi bloccava. Accoglieva la mia voglia per poi allontanarsi… continuammo per ore… fino a che non bussarono alla porta.
Corse ad aprire… aveva una busta e me la offrì. La aprii con molta lentezza tanto che le mie mani tremavano all’idea della risposta…
“negativo”.
E sospirai realizzando.
<Tutto bene piccola?>
<Si… Ti prego Edward. Baciami.> Mi avvinghiai a lui, cercai la sua bocca. Reazione alla busta? Le mie mani a inseguire le sue in cerca di quel contatto tanto familiare e rassicurante.
<Aspetta piccola. Fermati. Che ne dici di una passeggiata?? L’ossigeno e l’aria fresca possono schiarirti un po’ le idee… >
<Cosa devo schiarirmi Edward?>
<Devi capire se cambiare rotta, accettarmi nella tua vita, decelerare il ritmo, prendersi cura di se, guadagnare momenti di relax solo per te, cose che posso darti… o se continuare a vivere come una folle, senza regole, senza respiro, che non sa che ne sarà neanche della sua giornata…>
<Tu non puoi capire> la mia voce si era alzata di diversi toni… <Tu sei uno sicuro di se… arrivato… probabilmente con una bella famiglia alle spalle, una bella casa, un’auto di quelle da sogno… e ti permetti di giudicare chi sin da piccola ha dovuto lottare per avere il proprio posto nel mondo?> mi allontanai dal suo viso, mi faceva male per quanto bello fosse, ma in questo momento non avevo voglia di lui.
Avrei voluto un pungiball da usare, per sfogarci tutto il nervoso che le mie stesse parole avevano rievocato.
<Edward io non ho mai fatto progetti, la vita non mi ha permesso di averne, e ciò che mi presenti si rivela tutto ciò di cui la vita mi ha privata… Usciamo. Prendiamo aria. Rischio di svenire di nuovo se solo ci penso>
…
Quando uscii dal bagno lui era già pronto, con i suoi jeans neri, e la maglietta bianca. Mi sorrise, raccolse il suo giubbotto in pelle nera, cercò il mio e con un sospiro mi sussurrò <Usciamo o non ti resisto…>
<vedo che anche tu a caos mentale sei messo bene eh!?!?!>
<Colpa tua piccola. Sei bella da togliere il fiato.>
Mi guardai, un po’ compiaciuta dalla sua risposta e un po’ in difficoltà, poiché per quanto mi piacesse il suo modo di adularmi per me era novità e abituarmi a questo non era possibile così velocemente. Ma poi, avrei potuto accettarlo? Mi sembravo più sciatta del solito… Non avevo nulla di particolare in dosso anche perché il mio trolley era riempito con tre divise dello stesso modello e due cambi, quello dell’andata e quello del ritorno. Indossai il cambio del ritorno, un jeans chiaro e una maglietta blu. <Risalta il tuo viso il blu, ti dona.> mi disse porgendomi la sua mano.
E uscimmo. Senza dare nell’occhio arrivammo al parco urbano che si trovava a pochi metri dall’hotel.
Un’oasi, per me per il mio cervello, per il mio cuore. E lui stretto accanto a me senza fiatare. Ogni tanto sentivo i suoi occhi su di me a controllare la situazione, ma poi mi perdevo a contemplare quelle favolose mani che mi guidavano e mi sorreggevano. Arrivammo nei pressi di un laghetto quando mi chiese di sedermi su di una panchina.
<Devi capire che io posso darti tutto l’aiuto che ti serve anche senza essere ricambiato. Non posso vederti buttar via gli anni migliori solo perché pensi di non avere via d’uscita, se fino ad ora è stato così, perché non provare ad avere un futuro migliore. Perché non provarci. Con o senza di me.>
<Ehi calmati calmati… così non sarò mai io a decidere… ma tu per me.>
E sentii la sua mani stringersi ancora di più. Che cosa avrei dovuto fare, ero così attratta da lui, dal suo fare sereno, dal suo modo di farmi sentire tranquilla e al sicuro. Ero stata male tutta la mattina, ma lui era stato li con me e non avevo paura. Lo sentivo accanto a me, e mi faceva sentire completa. Ma una volta a casa? Avrebbe conosciuto la mia realtà, misera e fatta di menzogne. Di cene fatte di nulla e di notti dove invece il nulla la faceva da padrona.
Rimasi non so quanto a cercare di immaginare il mio futuro con quest’uomo che sembrava caduto dal cielo per quanto era perfetto. Ma non riuscii a trovare una soluzione che mi potesse vedere accanto ad Edward. E a malincuore presi la mia decisione.
<Edward. Non appartengo al tuo mondo. E il mio mondo è troppo stretto per te. Verrà il giorno in cui mi ripudierai, verrà il momento in cui ti pentirai di queste tue richieste. E se è vero quello che mi hai detto, ti farò soffrire inutilmente. Dunque è meglio chiuderla qua. Ognuno al proprio posto nel mondo.>
Feci per alzarmi. La sua mano calda e forte mi lasciò.
Freddo, gelido. Distaccato e con gli occhi pieni di rabbia, senza guardarmi in volto, si alzò e prese il cellulare.
Lo avevo deluso, come tutti del resto, come facevo sempre. Ma non potevo trascinarlo nel mio caos.
<Edward ti prego cerca di capirmi, non puoi salvarmi da me stessa. Io sono fatta così e tu non puoi entrare nella mia vita, cambiarla rivoluzionarla e pensare che a me vada bene.>
<Io vedo solo una bambina viziata che ha paura ad affrontare ciò che il futuro ti può dare. Ciò che io posso darti. Ma se non mi vuoi farò in modo di accettarlo, acconsentimi di fare almeno il mio mestiere di medico e capire che hai. Poi te ne andrai per sempre dalla mia vita.>
Sospirai e cercai di capire cosa avrebbe comportato questa sua richiesta. <Come faremo una volta tornati a casa?>
<Tu starai da me, farò in modo di farti venire in ospedale solo per i controlli e poi una volta discussi i risultati potrai andartene, non chiedo altro>
Abbassai il volto in segno di resa, mi strinsi nelle spalle e gli chiesi di tornare in albergo, sentivo freddo. Dentro.
POV EDWARD
Riuscii a farle accettare di fermarsi da me, la “scusa” dei controlli ed esami ci avrebbe dato del tempo.
Non potevo lasciarla andare via da me… Il mio sole spento sentiva freddo. Dentro.
5 commenti:
mmmmm..... questa Bellerella combinerà casini.... e lui è troppo preso.... "accendilo tuuuuu questo sole che è spentooooo"!!!! Non mi ricordo chi la cantava, forse Gianni Morandi, miiii guarda che cazzarola me vado a ricordà!! Che vecchiume!!!! hahahahhahah
baci
Sparv
Qualcosa la fa soffrire è ovvio. qualcosa del suo passato. Lui è il suo angelo salvatore, ma lei ha paura di essere felice, perchè anche quella fa paura, soprattutto se non l'hai mai veramente provata.Vedremo che succederà. Mi piace la costanza di Edward....la sua perseveranza.
Grazie Pattz Erella. Ciao
mhhhhh ti ho scoperta per caso.....complementi!! e aspettiamo...
Irene Flippy
Amore lui furbetto.... Che dolce... Mi servirebbe anche a me un buon dottore...
Bacio ciccia
Sylvie
Questo Edward continua a non convincermi...
Ila
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